COME TROVARE I “NOSTRI” LUOGHI DELLO SPIRITO: RICERCA, ATTITUDINE, CASUALITA’, PROGRAMMAZIONE – LOOKING FOR ‘OUR’ SPIRITUAL SITES: QUEST, ATTITUDE, CAUSALITY, PLANNING

Sono tantissimi i luoghi dello spirito che ho visitato e che (COVID permettendo!) vorrei continuare a visitare perché questa ricerca in realtà può essere infinita. Spesso, in questo percorso, uso un approccio molto emotivo e poco sistematico, lascio cioè che siano i luoghi a chiamarmi piuttosto che io a cercare loro. Talvolta queste chiamate mi portano a vivere belle esperienze, umane e spirituali, altre volte risultano invece inferiori alle mie aspettative, ma non è raro che, mentre sei sulla strada per raggiungere una meta che “ti aveva chiamato” ti possa imbattere in un altro luogo, che non conoscevi, ma che finisce per avere su di te quell’influenza che ti aspettavi invece dal luogo maggiore.
Per poter vivere queste esperienze bisogna però che a monte ci sia una selezione, una conoscenza dei luoghi verso cui dirigersi, un itinerario guida. Una volta definito questo itinerario (e questo sito ha, e avrà sempre più, proprio questa funzione!) credo che una buona regola da applicare sia quella di non farsi mai troppe aspettative. Troppi fattori possono infatti intervenire nel corso del viaggio o della visita in grado di modificare il vostro progetto. Spesso sono fattori climatici: non è proprio la stessa cosa visitare un santuario o un tempio in un giorno di pioggia o in un giorno di sole, senza per questo avere alcuna preferenza per l’una o l’altra situazione, perché certe esperienze si fortificano in condizioni climatiche avverse.

La prima volta che visitai il Sacro Eremo di Subiaco, per esempio, era un giorno buio e turbolento, con vento e nuvole. Il luogo era deserto e persino le fiammelle delle candele accese davanti agli altari nel cuore della roccia a cui è aggrappato l’eremo, vibravano per le folate che penetravano fin nel cuore buio e silenzioso del luogo sacro benedettino. Poi venne anche la pioggia e restai bloccato lì dentro per un tempo che forse gli non avrei mai dedicato se fuori ci fosse stato il sole, se il luogo fosse stato affollato di pellegrini, se ci fossero stati suoni e rumori diversi da quello del vento. Ma quella permanenza forzata fu la causa di un’assimilazione lenta dello spirito del luogo, della sua energia. Quello è il ricordo di Subiaco che mi porto nel cuore e le altre volte che ci sono tornato, con tempo favorevole, con la folla e le preghiere, mi è sempre parso più banale.

Lo stesso discorso potrei fare per l’Abbazia di Fonte Avellana, nelle Marche o per il Santuario de la Verna, in provincia di Arezzo. Anche in questi casi la prima visita avvenne in un giorno feriale, con tempo inclemente, con nubi e scrosci di pioggia. Eppure proprio quelli sono i ricordi che mi fanno mettere sempre questi luoghi nell’ideale top ten dei miei posti favoriti in Italia. Diversamente associo sempre la visita alla piccola Gerusalemme del convento di san Vivaldo in Toscana a un giorno di sole caldo e soffocante, e mi ritorna in mente il fresco ristoro che quelle piccole cappelle sparpagliate nel bosco mi seppero offrire. Come pure entrare nel santuario di santa Maria presso san Celso, nel centro di Milano,in un rovente giorno di luglio, e restare in bilico tra il suono dell’acqua che scendeva da una piccola fontana e il fresco della buia chiesa dove era in corso la recita del Rosario, fu per me un’esperienza mai più eguagliata, sebbene in quella chiesa ci sia entrato in seguito molte altre volte.

Ma non è sempre e solo una questione di meteo. Anche l’affollamento gioca la sua parte. Trattandosi di luoghi sacri, la presenza dei riti ha una parte importante nella valutazione dell’esperienza. Il ricordo della preghiera di compieta ascoltata in una gelida sera di febbraio nella romanica abbazia tedesca di Maria Laach alla presenza di una decina di persone sparpagliate nel buio, mi provoca la stessa emozione di quella relativa a un affollato rosario nel santuario di Caravaggio o della messa a Czetochowa con pellegrini polacchi inginocchiati anche all’esterno della chiesa o ancora della funzione del Monastero moscovita di Novospasskji, a cui ho assistito dal deambulatorio che circonda la chiesa perché all’interno non si poteva letteralmente entrare.

Che cosa quindi davvero rende un luogo talmente indimenticabile da poterlo inserire nella tua classifica ideale dei Luoghi dello Spirito? Casualità? Attitudine spirituale? Combinazione di elementi favorevoli? Rispondenza alle aspettative? Oppure, al contrario, superamento delle (basse) aspettative? In realtà è un po’ di tutto questo anche se io credo che ogni luogo che noi incontriamo nella nostra vita sia destinato a provocare in noi un effetto particolare, un effetto che nasce dal nostro essere nel mondo in quel momento, dal percorso che, coscientemente o inconsciamente, ci ha portato lì proprio quel giorno e proprio in quell’ora. Perché andare in pellegrinaggio (o semplicemente visitare) un luogo sacro è sempre e comunque l’effetto di una scelta compiuta, talvolta anche casuale.
Talvolta stai guidando su una strada, stai camminando per le vie di una città, qualcosa ti attrae prendi una decisione, fai una deviazione e lì c’è l’esperienza. Ero a Colonia per lavoro, passavo davanti alla chiesa romanica di Gross Sankt Martin e, senza alcuna ragione decisi di entrare, sebbene tecnicamente non ne avessi il tempo. Mi ritrovai così ad assistere a un quarto d’ora di canti gregoriani eseguiti da una comunità di monaci biancovestiti che mi resero quel giorno, altrimenti faticoso, più leggero e, soprattutto, indimenticabile, malgrado i 15 minuti rubati a una riunione come le altre.

Prossimamente Citypilgrimblog lancerà, sperando in tempi propizi, una nuova sezione di itinerari su richiesta. Ho voluto scrivere ora questo post perché penso che, anche quando si cerca e si vuole un itinerario (che è indispensabile per scandagliare le mille e più opportunità che ogni territorio offre) si debba tener conto anche di questi fattori e che non esiste, quando si è citypilgrims, l’esperienza garantita. Ogni luogo che visiteremo, in cui ci fermeremo, dove ascolteremo canti o preghiere, sarà per ciascuno di noi diverso nella memoria e nella formazione del nostro mondo spirituale.
Quindi, una volta deciso il percorso, lasciamoci prendere dalle cose così come ci verranno incontro. Le ricorderemo meglio!

Elenco qui sotto qualche racconto già pubblicato di queste esperienze particolari che ricorderò sempre e che, in alcuni casi, erano totalmente inaspettate.

Notte sufi sul lago (Sufi night on the Lake): Srinagar, Kashmir.

Io e la sciamana di Leh, India. (Me and the Shamaness, Leh, India).

Kashmir: e nella valle scese il silenzio!

Boudhanath, Nepal: una magica storia di fede (A magical story of faith).

10 esperienze per ricaricare lo spirito/10 experiences to recharge your spirit.

Rapito da un adhān, un’esperienza nel cuore di Istanbul (When an adhān catch me; an Istanbul experience)

Rue du Bac expérience a Parigi/Paris

Un rovente pomeriggio d’estate a Milano. (Milan, in a hot summer afternoon).

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