A mezz’ora d’auto da Milano, il Santuario di Caravaggio è il più importante luogo di culto mariano della Lombardia. Come molti altri luoghi di fede, sorge sul luogo di un’apparizione, da cui deriva una fonte miracolosa dalla quale, da secoli, i pellegrini attingono acqua. Ma quello che distingue il racconto di questo evento miracoloso sono la praticità contadina di Giannetta davanti a un mistero che non comprende e la sua dubbiosa, ma totale, accettazione dell’incomprensibile.
Chiunque visiti Caravaggio dovrebbe percorrere il lungo e rettilineo viale che, dai margini del grosso borgo della pianura bergamasca, conduce fino all’ingresso del Santuario. Passati sotto il bianco arco della Porta Nuova si avanza tra villette e campi, protetti da una duplice fila di ippocastani, avendo sullo sfondo la grande mole del Santuario di Santa Maria del Fonte. L’approccio lento e faticoso, utile a liberare la mente dai pensieri e a prepararsi all’incontro con il sacro, era in passato, e dovrebbe essere anche nel presente, un requisito essenziale del pellegrinaggio, anche perché giungere a Caravaggio, che si trova in una terra di pianura, non comporta impervi dislivelli da superare. Il luogo dove oggi sorge il santuario era un tempo pressoché disabitato, coperto di campi e di marcite, in cui ci si recava soprattutto a raccogliere l’erba con cui nutrire gli animali. Anche oggi il santuario è quasi completamente circondato da campi e, se non fosse per la grande cupola che svetta sulla chiesa dall’alto dei suoi 64 metri, si potrebbe scambiare il complesso religioso per un rustico edificio agricolo, realizzato con il semplice laterizio, materiale povero che ispira l’edilizia rurale lombarda. Anche la storia di Caravaggio, come luogo di culto e devozione mariana, ha un carattere fortemente rurale.

Era il 26 maggio del 1432 e la contadina Giannetta, di anni 32, maritata e quindi per i parametri dell’epoca non proprio una giovinetta, tornava alle cinque di sera verso casa, carica di erbe che aveva tagliato in un campo vicino. Immaginiamo quindi lo stupore di questa contadina semplice e stanca, immersa nei propri prosaici pensieri, quando vede all’improvviso scendere dall’alto “una Signora bellissima, …di maestosa statura, … dal viso leggiadro… vestita di un abito azzurro e il capo coperto di un velo bianco”. Il racconto di quella sera, da cui abbiamo tratto questa descrizione, si trova in un testo anonimo scritto su una pergamena, che, dopo essere stato per secoli esposto in chiesa, è andato misteriosamente perduto nel 1932. Con un tono misurato e un linguaggio che ricalca quello dei Vangeli, lo sconosciuto autore descrive la scena dell’incontro della contadina con la misteriosa signora. Vediamo così Giannetta stupirsi ed esclamare semplicemente: “Maria Vergine!” come farebbero molte donne semplici e devote al cospetto di un fatto inaspettato; ascoltiamo poi la Signora tranquillizzarla “Non temere figlia, perché sono davvero io. Fermati e inginocchiati in preghiera.”; e sorridiamo davanti alla risposta di Giannetta, che in fondo non è tanto dissimile a quella che ognuno di noi istintivamente pronuncia quando l’imprevisto entra nella sua vita: “Signora, adesso non ho tempo. I miei giumenti aspettano questa erba.” Nei racconti delle apparizioni è raro trovare una risposta tanto schietta e realistica. Qualcosa di strano viene a turbare la nostra vita e noi, per prima cosa, ci preoccupiamo di perdere del tempo prezioso, di fare in modo che nulla venga a sconvolgere le nostre priorità. Non c’è da stupirsi allora che la Signora appoggi una mano sulla spalla di Giannetta e la inviti con ferma decisione a obbedire alla sua richiesta e ad ascoltare il messaggio che Lei deve rivolgerle. E’ un messaggio breve e doloroso, Giannetta dovrà essere portatrice di un messaggio di penitenza: “che tutti digiunino a pane e acqua ogni venerdì in onore del mio Figlio e che, dopo il vespro, per devozione a me festeggino ogni sabato.” Nel suo realismo contadino, Giannetta non può fare a meno di chiedere alla Signora perché mai i suoi concittadini dovrebbero crederle. Preoccupazione quanto mai legittima perché lei, come la gran parte dei testimoni di apparizioni mariane, non aveva apparentemente alcun titolo per svolgere quel ruolo. I cittadini di Caravaggio inoltre non appaiono essere più colpevoli di altri in quei secoli di guerre e violenze e Giannetta, giustamente, teme di essere presa per pazza e visionaria. La Signora la tranquillizza, dicendole che sarà Lei a favorire l’apertura dei cuori dei suoi concittadini e lascerà proprio in quel luogo un segno eterno a testimonianza di questo incontro. In quel luogo comparirà una fonte fino allora sconosciuta dove, chiunque si bagni, verrà sanato dai propri mali.

Le logiche delle apparizioni mariane sono inspiegabili, se analizzate con occhio umano e razionale: perché proprio Caravaggio, nel maggio del 1432? Perché proprio la “contadina qualsiasi” Giannetta? Perché la richiesta di penitenza? A nessuna di queste domande si può trovare una risposta se non quella data dalla fede e dalla storia che racconta come, in pochi anni, i cittadini di Caravaggio, in particolare quelli devoti a una pia confraternita mariana, la Schola Sanctae Maria,e non solo diedero ascolto all’appello della veggente ma si adoperarono per far edificare sul luogo dell’apparizione una cappella e un ospedale per sfruttare le proprietà miracolose del Sacro Fonte. Ed è proprio questo fonte a essere il centro, oggi come allora, della devozione dei fedeli che vengono a Caravaggio e ne fanno un santuario di acqua.

Il Sacro Fonte si trova oggi sotto la Basilica ed è frequentato da fedeli che bevono ai suoi cinque rubinetti, riempiono fiasche e bottiglie di acqua, si bagnano le mani e la fronte. L’acqua del fonte si congiunge a quella di un canale che scorre sotto la chiesa e si raccoglie in una vasca dove dei gradini permettono l’immersione dei fedeli, pratica oggi assai meno diffusa che nel passato. I fedeli continuano a venire in gran numero a Caravaggio, non solo per berne l’acqua. All’interno della grande basilica barocca, il Sacro Speco è un luogo di preghiera e silenzio talmente affollato che vi si può sostare solo per brevi momenti. Sotto un portico, in un cortile laterale, centinaia di ex voto testimoniano eventi miracolosi legati all’intercessione della Vergine. Uscire da questo spazio senza esserne toccati e turbati è praticamente impossibile.

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Cesare, mi hai fatto venir voglia di tornarci “con occhi nuovi”.
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Bene vuol dire che un po’ sono riuscito a trasmettere le belle sensazioni che avevo ricevuto.. Comunque non di domenica se vuoi vederlo in pace…
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