Mosca è una città di monasteri. Grandi complessi urbani, cinti da mura, che riproducono in un contesto fortemente urbanizzato gli stessi schemi costruttivi dei monasteri che sorgono in spazi aperti e sono in gran parte ancora dei luoghi di forte spiritualità. Tra questi un luogo che mi è particolarmente caro è il Monastero di Novospasskji dove ho avuto modo di comprendere ancora una volta come lo spirito dei luoghi trascenda la sua forma presente.
In uno dei miei primi post di quest blog descrivevo la mia sorpresa nello scoprire nel centro di Mosca uno spazio silenzioso e segreto dove, al suono di una campana, si radunavano in preghiera non solo vecchie devote ma anche giovani donne dai tacchi a spillo. Il monastero Petrovskij fu per me un luogo rivelatore di come nella capitale russa, lanciata verso standard di modernizzazione altissimi, esistesse ancora una forte corrente di spiritualità e devozione antica. La conferma la ebbi qualche giorno dopo quando, ancora una volta senza averlo programmato, capitai per caso nel monastero di Novospasskij.

Era il tramonto e ormai disperavo di trovare le porte del monastero aperte. Corsi attraversando i piccoli giardini che precedono l’ingresso sperando di riuscire ad avere almeno una visione parziale del complesso. Fui fortunato. Le porte erano aperte e c’erano persone che camminavano tra le aiuole che uniscono gli edifici chiusi all’interno delle mura. Per chi non ha mai visitato un monastero russo è forse necessario precisare che, a differenza di quanto accade per i monasteri di tradizione occidentale dove il chiostro, luogo chiuso per definizione, è il centro della vita religiosa, nei monasteri ortodossi il centro è la Cattedrale, anzi spesso “le cattedrali”, perché all’interno del recinto monastico se ne possono trovare diverse. Immaginatevi quindi un grande spazio chiuso da mura, con porta d’ingresso presidiata come in un castello, in cui si trovano due o più chiese separate da giardini e diversi edifici di servizio. Addossate alle mura si trovano le celle dei monaci. Entrare in un monastero russo, come accadde a me quella sera d’estate a Novospasskij, è una strana esperienza, è come essere proiettati in uno spazio diverso. La città, il traffico (Novospasskij sorge nei pressi di un grande svincolo stradale), le luci, il tempo, tutto sembra prendere un diverso valore.

Una volta questo monastero si trovava addirittura all’interno del Cremlino e fu trasferito nella sua sede attuale, su una piccola altura che domina la Moscova, nel 1490 per presidiare una delle grandi strade che portavano fuori da Mosca. Una delle funzioni dei monasteri moscoviti era infatti quella difensiva, non solo dal punto di vista militare o pratico (nel suo vasto perimetro cintato potevano trovare rifugio molte persone) ma soprattuto dal punto di vista spirituale. I Tartari, i grandi nemici delle Russia Cristiana medievale, trovavano sulla loro via verso Mosca presidi spirituali la cui forza avrebbe potuto respingerli o rallentarli.
Meno famoso di Novodevicij, ormai soprattutto un luogo d’arte e turismo, meno severo di Danilovskji, attuale sede del Metropolita russo, Novospasskji è davvero il luogo perfetto per vivere la dimensione maestosa e spirituale del monastero urbano.
Una volta entrato nel perimetro mi affrettai subito verso la sua cattedrale principale, dedicata alla Trasfigurazione, da dove proveniva una debole traccia di canti. Non solo avevo trovato il monastero aperto ma avevo anche avuto la fortuna di assistere a una funzione! Non degnai quindi di uno sguardo le forme della Cattedrale e salii gli scalini che portavano all’ingresso. Mi ritrovai in un deambulatorio circolare, affollato di persone che accendevano candele, sedevano su panche ripetendo come da tradizione ortodossa il segno della Croce, sostavano a occhi chiusi ascoltando i canti che provenivano dall’interno della chiesa che era irraggiungibile perché affollato di persone in ogni pertugio. Mi guardavo attorno e vedevo che, ancora una volta come mi era accaduto al Petrovskji, molti dei presenti erano giovani, donne belle ed eleganti vestite come se fossero appena uscite da un ufficio ma con il capo scrupolosamente coperto da un velo, famiglie e ragazzi dallo sguardo piuttosto spiritato che parevano sulla soglia di una visione mistica. Non potendo entrare nella chiesa di cui intravedevo solo una cupola ornata di affreschi e una spettacolare iconostasi, mi ritirai in un angolo in attesa che la funzione finisse. Quando accadde solerti sagrestani si adoperarono per fare in modo che tutti abbandonassero rapidamente la Cattedrale, prima di sbarrarne inesorabilmente le sue porte. Così l’interno della chiesa rimase per me solo una visione tanto parziale quanto promettente.

Fui così costretto ad ammirarne le cinque cupole dall’esterno ma riuscii a passeggiare tra i viali passando accanto ad altri edifici religiosi dove religiosi e fedeli, appena usciti da quel Vespro solenne, si intrattenevano in conversazioni. All’ingresso, alcune bancarelle illuminate da lampade, perché ormai si era fatto buio, vendevano miele, prodotti naturali e oggetti di devozione, come accade in ogni luogo di culto in ogni parte del mondo. Mi sedetti su una panchina. Una porta illuminata accanto a me conduceva in una grande mensa, con tavoli in legno, dove anziani mangiavano in silenzio, in una luce fredda che mi ricordava interni sovietici.
Mi interrogai ancora una volta sul rapporto tra forma e sostanza che interessa prima o poi ogni viaggiatore consapevole: se avessi dovuto riferire della forma del monastero Novospasskji avrei avuto molto poco da dire; se fossi andato fin lì per vedere solo architetture e affreschi sarei rimasto egualmente deluso. Se avessi dovuto giudicare il luogo dalla qualità esteriore dei suoi edifici lo avrei probabilmente depennato da ogni consiglio di visita a Mosca. Tendo però a separare la forma dalla sostanza e a privilegiare in ogni luogo la seconda. Se la forma mi era sfuggita per questioni di tempo, di luce, di storia, la sostanza era ben forte davanti ai miei sensi: c’erano stati canti, profumi di incensi, sagome di monaci che camminavano nella luce calante, un semplice mercatino e una triste mensa. Uccelli tardivi rumoreggiavano sulle mure preparandosi per la notte e solo ora, tendendo l’orecchio, i rumori del traffico riuscivano a farsi strada.

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Grazie Cesare per aver condiviso questa ricca esperienza. Conosco il luogo da te visitato e anch’io ne serbo un piacevole ricordo fatto di giardini fioriti di lillà profumatissimi e il rumore tipico delle macchine da cucire che fuoriusciva dalle finestre. Mi aveva colpito all’ingresso il grande affresco con un demonio fiammeggiante ma era già buio e vista la Cattedrale ho dovuto saltare la visita alle tombe risalenti ai Romanov presenti nel sotterraneo. Come tanti luoghi religiosi di Russia anche questo ha un sito internet ricchissimo di notizie e conversazioni di notevole livello come il pensiero del Patriarca di Kiev sullo scisma tra Chiesa d’Oriente e Occidente o su argomenti attualissimi certamente adatti a fedeli più giovani.
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