Abbazie e letteratura un legame affascinante/Abbeys and literature, a charming link

Quante volte in questi anni mi sono sentito chiedere: ma in quale abbazia è ambientato “Il nome della Rosa”? A tale quesito hanno già risposto molti articoli e la risposta è sempre stata: in nessuna! Solo l’abilità e la conoscenza di Umberto Eco e la visione che ne diede successivamente Jean Jacques Annaud nel film con l’indimenticabile Sean Connery sono riusciti a rendere una finzione tanto reale e accattivante da essere scambiata per reale. Guglielmo veniva da Baskerville (e qui l’intreccio è solo letterario) ma il suo giovane discepolo Adso di Melk, era legato a un’abbazia austriaca quanto mai attiva e reale sia allora che oggi, e qui l’intreccio tra fiction e storia diviene quanto mai intrigante. Non cercate però alcun riferimento al romanzo quando visitate Melk! L’imponente abbazia-reggia rococò che svetta sul Danubio non ha conservato proprio nulla di medievale!
Quella evocata da Eco rimane quindi una vera abbazia letteraria e la sua ricostruzione può trasformarsi in un gioco colto e fantasioso che prende in prestito singoli elementi da abbazie reali (come fece di fatto Annaud) fondendole in un unico grande progetto immaginario.

Ma quella de Il Nome della Rosa non è stata l’unica abbazia inventata dal genio di un autore. Le abbazie infatti sono luoghi evocativi, specialmente per il mondo anglosassone. Tra i tanti esempi letterariamente disomogenei (le serie crime con monaci medievali come investigatori di Fratello Cadafel di Ellis Peters o Fratello Athelstan di Paul Harding ne sono esempi evidenti) mi piace però citare citare un esempio poco conosciuto al di fuori degli “appassionati” di Science Fiction: Il cantico per Leibowitz, capolavoro dello scrittore americano Walter Miller, che in un’abbazia immaginaria ubicata nel deserto americano nel XXVI secolo fa rivivere in modo appassionante quel ruolo di “rigeneratore della civiltà” che il monachesimo ha avuto nel primo Medioevo. Interessante, e forse poco noto, è il fatto che lo scrittore partecipò come soldato alla battaglia di Montecassino che gli ispirò il legame tragico e al tempo stesso rassicurante esistente tra distruzione e rinascita ispirata dalla fede.

Il caso di Miller e Montecassino è però solo uno dei numerosi legami tra luoghi sacri e scrittori. L’abbazia che forse rappresenta meglio in Italia il concetto di ispiratrice per poeti e romanzieri è quella di Vallombrosa, in Toscana, casa madre di uno dei rami dell’ordine benedettino (Vallombrosani). Qui, nella romantica dipendenza del Paradisino che la sovrasta, alloggiò il grande poeta John Milton che la citò nel suo poema Paradise Lost, creando un vero e proprio culto tra gli autori britannici a cominciare da William Wordsworth che le dedicò un ode (At Vallombrosa), ad Elisabeth Barret Browning, al raffinato Henry James. Vallombrosa piaceva molto anche a Gabriele D’Annunzio.

Il Vate aveva però una passione speciale per un’altra abbazia, più vicina alle sue origini abruzzesi, quella di san Clemente di Casauria, citata nel suo romanzo forse più “spirituale”, Trionfo della Morte, ma anche in corrispondenze private. Nel medesimo romanzo una parte importante è dedicata anche al pellegrinaggio al Santuario di Casalbordino che oggi è anche un’abbazia benedettina. Ma Casalbordino è legato anche a uno dei dipinti più importanti (Gli storpi) di Francesco Paolo Michetti (“Cenobiarca” lo chiama D’Annunzio) che acquistò un convento francescano per farne la sede di un cenacolo artistico e spirituale di artisti abruzzesi.

Come Vallombrosa anche l’abbazia di Saint Martin di Ligugé, non lontana da Poitiers, è stata nel tempo un formidabile polo di attrazione per i letterati. Tra le più antiche ancora in attività, essendo stata fondata addirittura nel IV secolo e quindi in epoca pre benedettina, è stata quasi totalmente ricostruita nei secoli successivi ed è oggi un complesso di aspetto settecentesco in cui vive una vivace comunità di benedettini della Congregazione di Solesmes. François Rabelais, Joris Karl Huysmans, Paul Claudel sono i tre grandi nomi della letteratura francese in qualche modo legati a Ligugé. Rabelais, vi soggiorno a lungo in qualità di segretario di Geoffroy d’Etissac, che ne era abate commendatario, Karl Joris Huysmans, autore del romanzo cult “Controcorrente” e teorico del decadentismo, vi trascorse gli ultimi anni di vita dopo essere diventato oblato benedettino. Il poeta e drammaturgo Paul Claudel, deluso dalla sua attività diplomatica, cercò invano di essere accolto dalla comunità finendo anch’esso per esserne un oblato laico. 

Poco conosciuto in Italia, lo scrittore austriaco Adalbert Stifter (1805-1868) ci ha lasciato alcuni raffinati racconti di vita semplice e rurale come Cristallo di Rocca, Calcare o Granito. Chi visita oggi la bellissima abbazia di Kremsmünster, tra le più spettacolari dell’Austria, potrà percorrere un sentiero naturalistico di 4 km che parte proprio dall’abbazia che è dedicato allo scrittore che ne fu allievo illustre e che ricordò sempre gli anni passati a Kremsmünster come i più belli e felici della propria vita. Il suo rapporto stretto con l’abbazia è testimoniato anche da una targa.

C’è chi in un’abbazia ci passa del tempo in ritiro e chi addirittura se la affitta per farne una pregiata casa di vacanza ! Lo scrittore premio Nobel belga Maurice Maetrlinck visse infatti per qualche anno tra il 1907 e il 1911 nella bella e antica abbazia di saint Wandrille in Normandia che era stata abbandonata dai monaci benedettini, costretti dalle leggi promanate dal governo francese ad “emigrare” in Belgio. Lo scrittore fece degli edifici il suo rifugio molto “laico” in cui visse con l’amata Georgette Leblanc. Oggi chi va a saint Wandrille può godersi un luogo magico che all’epoca di Maeterlinck ancora non c’era: la “nuova” chiesa abbaziale ricavata in quella che un tempo era un granaio dell’abbazia.

Di Praglia ho parlato in un post precedente (Link) come abbazia antica e discreta, un’abbazia legata al libro non solo dal punto di vista letterario, come vedremo, ma anche fisico, perché vi ha sede uno dei più importanti laboratori di restauro del libro in Europa. La serenità e la discrezione di Praglia furono amate da Antonio Fogazzaro, uno dei principali scrittori cattolici italiani del secolo scorso, che vi ambientò alcuni capitoli del suo romanzo Piccolo mondo Moderno, seguito non altrettanto fortunato di quello che fu il suo best seller: Piccolo Mondo Antico.

La regione dei Borders, la più meridionale della Scozia, al confine con l’Inghilterra possiede una grande concentrazione di abbazie. In pochi chilometri si possono infatti trovare i ruderi di quattro grandi abbazie gotiche: Dryburgh, Jedburgh, Kelso e Melrose. L’itinerario che le unisce può essere compiuto in un solo giorno partendo e tornando ad Edimburgo ed è una vera delizia per chi ama le atmosfere “gotiche” e le evocazioni medievali che sono tanto connesse alla letteratura inglese del XIX secolo. Proprio Melrose Abbey, la meglio conservata e storicamente più importante delle quattro fu amata e cantata da sir Walter Scott, il popolare autore di Ivanhoe che acquistò l’antica residenza degli abati, chiamata Abbotsford, per farvi la propria sontuosa residenza. Le avversità incontrate a livello economico gli impedirono di godere a lungo del proprio sogno, ma ancora oggi Abbotsford continua a essere una delle mete turistiche più apprezzate dai britannici, da sempre amanti dei pellegrinaggi letterari ancor più di quanto lo siano per quelli propriamente religiosi.

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