Chi sono i Carmelitani (scalzi)- The Carmelites (BAREFOOT) friars

“Ci vediamo dietro il convento dei Carmelitani Scalzi” diceva D’Artagnan nei Tre Moschettieri, sfidando a duello quelli che poi sarebbero diventati i suoi compari. Ma chi erano questi Carmelitani ma, soprattutto, perché erano Scalzi? A queste domande, quando ero bambino, nessuno sapeva rispondere. Col passare del tempo questi due termini hanno incrociato spesso la mia vita, sia come toponimi sia come elementi di racconti, narrazioni, saggi e ora finalmente posso dire di sapere chi erano i Carmelitani e perché erano… Scalzi.

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Ordo fratrum Beatae Mariae V. de Monte Carmelo con sigla OC oppure Ordo Fratrum Discalceatorum Beatae Maria V. de Monte Carmelo con sigla OCD (Scalzi):

Così si dovrebbero chiamare a stretto rigor di norma giuridica i frati Carmelitani. Ma ovviamente nessuno lo fa. Al massimo, i più attenti e scrupolosi, si spingono a definirli, correttamente Frati Predicatori. Quindi sono frati (e non monaci) perché appartengono alla grande famiglia religiosa degli ordini mendicanti, vivono in conventi (e non monasteri e quindi Dumas aveva scritto giusto, ma come dubitarne!) se sono uomini mentre le famiglie femminili praticano una vita più claustrale e quindi è lecito definire le loro sedi come monasteri. Quindi ci saranno un convento dei carmelitani (scalzi o non questo lo vedremo più avanti) e un monastero delle carmelitane (idem) ed entrambe sono definizioni corrette. Ma che differenza c’è tra un frate carmelitano “semplice” e un frate carmelitano scalzo? Come sempre quando si parla di ordini religiosi (vedi Agostiniani o Cappuccini) non aspettatevi differenze macroscopiche. Entrambi indossano un saio marrone con cappe bianche (in origine erano barrate), entrambi si rifanno alle medesime origini. Per semplificare diciamo che i secondi sono una riforma in senso rigoristico della prima e come successo anche ad altri ordini di frati (Agostiniani o Trinitari) nel XVI secolo quando essi apparvero prese l’uso di definirli appunto “scalzi” perché erano tornati a vivere un vita semplice (di cui l’andare in giro a piedi nudi era un segno tangibile), come quella osservata alle origini.

Il nome.

Il termine carmelitano deriva da uno dei luoghi sacri del Crisitanesimo, il monte Carmelo, che sovrasta la città di Haifa, oggi in Israele, e che è legato alla figura del profeta Elia, uno dei punti di riferimento di tutti i contemplativi del Medioevo cristiano. Non c’è quindi da stupirsi se uno degli elementi che hanno caratterizzato la storia del movimento carmelitano nei secoli è stata la continua ricerca del “Carmelo”, perduto all’epoca della conquista musulmana, idealizzato nel seno di ogni piccolo convento e di ogni frate come un luogo perenne di deserto. Oggi il Monte e il relativo convento, raggiungibile anche con una funicolare, sono tornati ai frati e li si può tranquillamente visitare ma per anni il loro possesso costituì un obiettivo a cui tendere spiritualmente. Non si trattava infatti solo di garantire una presenza geografica sui luoghi che videro la nascita dell’Ordine, ma di assicurare una presenza simbolica in un luogo di alta spiritualità.

Cappella a mezza costa sul sentiero che porta alla Basilica del Monte Carmelo ad Haifa. ph. Citypilgrimblog

GLI INIZI

Le prime comunità eremitiche si insediano sul Monte Carmelo nel secolo XII. Qui, nei luoghi consacrati alla memoria del profeta Elia, iniziano ad erigere gruppi di capanne e una prima chiesa, dedicata a Maria. Erano comunità molto piccole, spontanee e fu per dar loro un uniforme sistema di vita che il patriarca Alberto di Gerusalemme scrisse la prima Regola (1210 circa). Dalla Terra Santa le comunità eremitiche carmelitane si diffusero in tutto il Medio Oriente, ma, con la riconquista musulmana della Palestina (1291), furono costrette a trasferirsi in Europa. Già nel 1235 troviamo conventi dell’Ordine in Francia (dove i reduci crociati ne appoggiarono la diffusione e dove godettero dell’appoggio del re Luigi IX), nelle Fiandre (il convento di Valenciennes è il primo fondato in Europa), in Inghilterra e in Sicilia, ma è con la caduta del Regno di Gerusalemme e la distruzione di tutti gli insediamenti in Terra Santa, tra cui  lo stesso Carmelo, che la vita dell’Ordine si sposta definitivamente in ambito occidentale.

La costa del Mediterraneo vista dal Monte Carmelo di Haifa. ph. Citypilgrimblog.

IN EUROPA

Non si tratta solo di un mutamento geografico: i conventi europei non sono più situati in luoghi aspri e selvaggi ma nel cuore delle città e il passaggio da ordine contemplativo a ordine mendicante è rapido e traumatico. L’inserimento delle comunità carmelitane nelle città provoca le reazioni del clero secolare e delle autorità religiose, che si vedono costrette a tollerare la presenza di una nuova famiglia libera da giurisdizione a pochi anni di distanza dalla comparsa di Francescani e Domenicani. Ma questo trasferimento è traumatico anche per i membri stessi dell’Ordine che passano da una situazione di estremo isolamento a un pieno coinvolgimento nella vita delle città europee del Duecento, con i loro contrasti, le loro diatribe politiche e religiose a cui non erano estranei gli stessi membri dei nuovi ordini, le loro violenze, la loro crescente ricchezza. 

CRESCITA E DECLINO

Le diverse condizioni di vita che i Carmelitani incontrano in Occidente spingono infatti il priore generale Simone Stock a chiedere una mitigazione della Regola in modo da permettere all’Ordine un modo di vita  più consono al nuovo stato di Mendicanti.  Proprio queste mitigazioni, due secoli più tardi, saranno considerate la vera ragione della decadenza dell’Ordine e porteranno alla nascita dei Carmelitani Scalzi. Intanto però le fondazioni carmelitane (tutte le chiese dell’Ordine, come la prima sul Monte, sono dedicate alla Vergine, da cui tutte le Santa Maria del Carmelo o del Carmine sparse per l’Italia) si moltiplicano e con la crescita viene anche la decadenza dei principi originari.

Convento di sant’Anna a Genova, prima fondazione dei Carmelitani Scalzi in Italia. ph Davide Papalini.

LA SVOLTA

Sorvolo sulle numerose vicende che l’ordine vive tra il XIV secolo e il XV secolo basta solo ricordare che, in quegli anni di parziale anarchia, il tenore di vita all’interno dei conventi si era di molto corrotto, al punto che ogni tentativo di moralizzazione aveva provocato solo proteste e defezioni. Per mantenere vivo l’Ordine si pensò allora a un’ulteriore mitigazione della Regola ma questa strada non poteva soddisfare gli spiriti migliori. Iniziarono quindi a manifestarsi richieste di ritorno alla primitiva osservanza che preparavano la strada alla grande riforma del XVI secolo. Nascono i Carmelitani Scalzi.

San Giuseppe di Avila, Spagna, primo convento dei Carmelitani Scalzi. ph. Zarateman –

GLI SCALZI

Contrariamente a quanto avviene per altri ordini, in cui il ramo femminile è generato da quello maschile, è da un monastero carmelitano femminile che si genera la riforma maschile. Le laboriose e mistiche fasi che portano alla nascita della riforma voluta da Teresa d’Avila, descritte mirabilmente dalla Santa nel “Libro della mia vita”, culminano nel 1524 con la fondazione del convento di san Giuseppe ad Avila dove, con l’approvazione di Pio IV, alcune monache iniziano a vivere in continua preghiera per la salvezza delle anime.
Il messaggio di Teresa viene ripreso dal discepolo e amico Giovanni della Croce che, unitamente al priore di Medina Antonio de Heredia, è considerato l’artefice del rinnovamento. Teresa infatti, dopo aver intrapreso la riforma del ramo femminile dell’Ordine secondo lo spirito della primitiva regola di Innocenzo IV del 1247, cercò di estenderla anche al ramo maschile senza la cui assistenza spirituale riteneva impossibile raggiungere il proprio ideale. 

VICENDE BURRASCOSE

Le vicende che portano alla fondazione definitiva dell’Ordine Riformato sono alquanto burrascose tanto che, nel 1577, lo stesso Giovanni della Croce viene prelevato nel convento di Avila e imprigionato a Toledo. Il mistico frate riesce però a fuggire dal carcere dopo nove mesi di detenzione. Nel 1582, anno della morte di santaTeresa,  gli Scalzi contano già 17 conventi maschili e 15 femminili, tutti in Spagna. Il primo convento di Scalzi al di fuori della Spagna viene fondato a Genova nel 1584, a cui segue quello di santa Maria della Scala a Roma due anni più tardi. Solo nel 1593, al Capitolo di Cremona, gli Scalzi chiedono di divenire finalmente un Ordine indipendente. La richiesta viene accolta da Clemente VII che nomina il padre Doria primo Vicario Generale. Nel breve volgere di venti anni gli Scalzi passano da un piccolo gruppo di conventi perseguitati a un Ordine suddiviso in due famiglie diverse, la Congregazione Spagnola e la Congregazione Italiana, con vita e sviluppi differenziati, a cui si aggiungerà nel 1773 una terza congregazione autonoma, quella Portoghese.

File:2016 Convento di S. Maria della Scala - Roma 01.jpg
Convento di santa maria della Scala a Roma, ph. Jordiferrer

SIGLO DE ORO

Il Seicento è anche per gli Scalzi un secolo di grande prosperità che si traduce nella fondazione di ben 410 conventi. Gran parte del successo incontrato dal nuovo Ordine è da attribuire al potere di persuasione posseduto dagli scritti di Teresa d’Avila che cominciano a diffondersi sul finire del secolo. La vivacità e l’intensità spirituale del messaggio teresiano attirano all’ombra del Carmelo un numero sempre maggiore di postulanti. Il Settecento vede quindi le tre Congregazioni espandersi anche oltre Oceano e l’ordine degli Scalzi è tra i più attivi durante tutto il Settecento.

TEMPI DIFFICILI

La Rivoluzione Francese si abbatte sulla famiglia degli Scalzi con tutto il suo furore distruttivo e non mancano gli episodi di vero e proprio martirio (celebre la vicenda del Carmelo di Compiegne immortalata da Bernanos). La difficile opera di ricostruzione viene di nuovo bloccata dai decreti emessi dai governi liberali del XIX secolo. In Spagna, l’Ordine viene addirittura soppresso nel 1833. Solo nel 1875 gli Scalzi vengono di nuovo riuniti in Congregazione da Pio IX.

L’ordine oggi

Diffusi capillarmente in tutto il mondo gli ordini carmelitani combinano idealmente l’azione apostolica con la vita contemplativa. I conventi carmelitani sono per lo più ubicati nel centro delle città e svolgono anche funzione di parrocchia. Gli Scalzi invece, pur sviluppando anch’essi intense attività apostoliche, mantengono, secondo la tradizione teresiana, un’intensa vita contemplativa, che si attua anche in Eremi di rigorosa austerità. Il Santo Deserto, è un eremo carmelitano, che sul modello delle trappe, delle certose e degli eremi camaldolesi, impone un assoluto silenzio, una grande austerità e dove i religiosi possono stabilirsi per periodi di ritiro oppure a tempo indeterminato.

 DIFFERENZE

Come è detto è difficile comunque spiegare in poche righe le differenze tra l’una e l’altra famiglia nella vita quotidiana. Al di là delle differenze storiche, legate all’osservazione della “Regola Mitigata” o di quella “Innocenziana”, le due famiglie svolgono nella società contemporanea un ruolo simile, in cui sempre presente è il ricordo delle origini (ribadito anche dalle più recenti Costituzioni). La coincidenza di azione apostolica e vita contemplativa è tutt’ora una delle caratteristiche primarie dei Carmelitani, nati come ordine eremitico e sempre rimasti fedele al modello di vita tramandato dai padri del Monte Carmelo. Il profeta Elia e la Vergine Maria ne sono i patroni e gli ispiratori: Elia il profeta solitario che ricercava Dio ed era pronto a renderne testimonianza, è la guida ideale di ogni frate carmelitano; la Vergine Maria è invece la patrona celeste dell’Ordine, sempre presente nella vita e nei momenti cruciali. L’imitazione e il culto della Vergine Maria sono indicati come i principali obiettivi nella vita delle comunità, con una connotazione più accentuata nei conventi degli Scalzi. Ma non si deve per questo pensare che i Carmelitani siano un ordine passivo o totalmente rivolto al recupero del suo passato: un’intensa attività teologica e pastorale porta i frati a stretto contatto con la realtà, all’analisi dei suoi problemi, alla valutazione del proprio ruolo specifico nel contesto ecclesiale.

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