A chi ancora pensa alle abbazie benedettine come luoghi statici, immobili nel tempo, un poco tetri e tenebrosi, consiglio una visita all’abbazia di Plankstetten in Baviera. Scoprirà che i monaci possono stare al passo coi tempi, adeguando l’antico principio del lavoro manuale alle nuove tendenze che poi, in molti casi, nulla sono se non un vero e profondo ritorno all’antico. Se parliamo di coltivazioni naturali, di valorizzazione dei terreni, di economia a chilometro zero, quale modello è infatti più autorevole, certificato e vincente rispetto a quello di un’abbazia? Un microcosmo perfettamente organizzato per vivere in armonia, con Dio e il creato, tra fratelli nella comunità e con il mondo che ci circonda. Piuttosto che di un’innovazione quindi, nel caso di Plankstetten e di altre abbazie, soprattutto tedesche, un vero e profondo ritorno al passato.
Varcando il ponte sul fiume Altmühle, Plankstetten mi appare come la classica abbazia bavarese, con le “solite” due torri che svettano sulla chiesa e gli edifici imponenti che si allungano tra boschi e coltivazioni. Ma attenzione: mai come stavolta l’apparenza inganna. Stiamo per entrare nell’abbazia 2.0, forse uno degli esempi più interessanti in Europa del come e soprattutto del perché, il messaggio benedettino sia tutt’altro che obsoleto e come quelle caratteristiche innovative e a loro modo rivoluzionarie che erano proprie delle grandi abbazie delle origini possono essere continuamente attualizzate. Che sia un complesso attivo e con una forte vocazione all’accoglienza lo si capisce al primo sguardo, quando, entrati nel complesso, si viene accolti da una segnaletica chiara e dettagliata, che ricorda più un “villaggio turistico” che una venerabile abbazia, che indirizza facilmente ai vari edifici.

Perché questa, come gran parte delle abbazie bavaresi, è davvero una fondazione antica e venerabile, anzi, tra tutte quelle che si trovano in questa regione, è sicuramente quella, almeno esteriormente, più lontana dall’effervescente rococò che impazza a queste latitudini. Fondata nel 1129 dai conti di Hirschberg come convento episcopale (dipendente dal vescovo di Eichstätt), si sviluppa nel XV secolo quando viene fondato il suo celebre birrificio. Distrutta una prima volta durante le Guerre dei Contadini nel XVI secolo e poi dalle truppe svedesi durante la guerra dei Trent’anni, viene completamente ricostruita secondo un progetto barocco tra il 1651 e il 1657 che però non tocca l’esterno della chiesa. Secolarizzata nel 1806, abbandonata ma non distrutta, viene di nuovo consacrata nel 1917 quando i monaci venuti dalla non lontana abbazia di Scheyern la restituiscono al culto. Oggi la comunità non è certo numerosa, contando una dozzina di monaci, ma ha un età media inferiore a molte altre come si nota nell’approccio molto contemporaneo all’ospitalità e alla comunicazione.
La vocazione “bio” dell’abbazia di Plankstetten è ormai consolidata. Già nel 1994 infatti i monaci decidono di convertire tutte le loro produzioni (a cominciare dalla birra) alle nuove tendenze più attente alla natura alla salute. L’attenzione a queste tematiche ha portato i monaci stessi a definire la propria azione come “olistica” enfatizzando così l’aspetto comunitario tra natura e spirito. Un’espressione più concreta di questa filosofia la si può avere sia nel menu offerto dalla cucina della casa di accoglienza e soprattutto nelle offerte dello straordinario negozio, uno dei più ricchi e interessanti in Europa, tanto da essere inserito nella classifica dei 100 migliori luoghi gourmet in Baviera nel 2018!

Non è certamente per l’arte che si viene a Plankstetten. La chiesa, edificata in stile romanico, ma che conserva dell’epoca solo parte di una torre e il portale di ingresso oggi preceduto da un atrio barocco, è un ambiente molto luminoso e accogliente. All’interno, completamente rifatto in epoca barocca dove spiccano nelle navate alcuni pregevoli altari, segnalo la sorprendente cripta edificata nel XX secolo e ricoperta di vivaci affreschi come una chiesa bizantina a testimonianza di una vocazione ecumenica. Sulla destra della chiesa di possono vedere tre campate del demolito chiostro gotico con poderose nervature.
Ci sono tre tipi di camere nella organizzatissima foresteria (divisa in diversi edifici) di questa abbazia. Alcune, le più costose, appena ristrutturate, hanno travi a vista e mobili minimal. Altre sono più basic, con o senza bagni privati. Poche abbazie possono però vantare addirittura un chef che gestisce per gli ospiti (oltre che per i monaci ovviamente!) un menù creativo e tutt’altro che penitenziale utilizzando solo gli ingredienti biologici prodotti dall’azienda dell’abbazia. Non volete o non potete pernottare nell’abbazia? Niente paura: per chi non è ospite, gli stessi prodotti (compresi le famose birre e i deliziosi distillati) possono essere consumati nella taverna con annesso Biergarten che ha un menu creativo e abbordabile.

Organizzato in reparti, come un vero e proprio supermercato bio, il grande negozio di Plankstetten, considerato uno dei 100 luoghi preferiti dai gourmet in Baviera, è un vero paradiso per gli amanti dell’alimentazione, non solo naturale. Vi si trovano verdure, succhi, prodotti di panetteria, prodotti a base di miele, tisane e distillati curativi, oltre che le famose birre e i distillati tra cui uno…a base di birra! Possibilità di acquisti anche on line: shop.kloster-plankstetten.de

Ma non è finita qui: stoviglie colorate dal Sud Africa, maglieria in alpaca dal Perù, cesti dal Ghana e dal Marocco, arte della pietra ollare dal Kenya, articoli in pelle e sciarpe dall’India e gioielli etnici si trovano nell’adiacente Mission Bazaar coloratissimo negozio di commercio equo e solidale.

Ma a Plankstetten vive soprattutto una comunità di monaci che, oltre a lavorare, ovviamente prega. Questi gli orari in cui si può partecipare alla preghiera corale. Feriali: 6.25 lodi; 7: messa; 12: ora media; 17.30: vespri; 19: compieta. Festivi: 5.45: lodi; 10.15: messa; 11.45: ora media: 17.30: vespri; 19.30: compieta.

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