In tutta Italia ci sono conventi, vie, persino località, chiamate “Cappuccini” senza contare la loro forte presenza nella devozione (san Pio da Pietrelcina), nella letteratura (fra’ Cristoforo) e nell’arte. Ma chi sono veramente i frati cappuccini? Perché hanno questo nome? Come e perché sono nati? Quali sono le differenze con gli altri frati francescani? Ecco un breve riassunto della affascinante storia della nascita di uno degli ordini religiosi più diffusi e amati in Europa.
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Le vicende che portano alla nascita della famiglia francescana dei Cappuccini sono avventurose e appassionanti e hanno la loro culla nel territorio di Camerino e in particolare nel convento di Renacavata. Questa grande, e per certi versi drammatica, scissione del movimento francescano avviene nei primi anni del XVI secolo in un momento di profonda crisi per la Chiesa. La diffusione della Riforma luterana e la naturale reazione del mondo cattolico fanno risorgere in seno alla famiglia francescana delle istanze di purezza e di ritorno alla fedeltà agli ideali annunciati da San Francesco.
Erano trascorsi meno di dieci anni dalla bolla Ite vos, con cui si sanciva il trionfo della Riforma Osservante tra i francescani, quando nella Provincia Marchigiana si scatenò la tempesta che avrebbe portato alla nascita di questo nuovo ordine francescano. Nel 1525 l’inquieto e incolto frate marchigiano Matteo da Bascio aveva iniziato a praticare l’osservanza integrale della Regola, spinto da un’apparizione in sogno di San Francesco, che lo convinse a perseverare nella sua scelta estrema e a scontrarsi con la ferrea volontà di controllo espressa proprio dal ramo dei frati Osservanti, che da dissidenti riformatori si erano già trasformati in conservatori. Solo la protezione della duchessa di Camerino Caterina Cybo, nipote di papa Clemente VII, salvò i frati ribelli dalla prigionia. Malgrado questa opposizione da parte degli Osservanti e della Curia, la bolla papale Religionis zelus del 1528 confermò giuridicamente la semplice fraternità promossa da Matteo e segnò l’inizio dell’Ordine Cappuccino, o meglio dell’ordine dei Fratres Minores de vita heremitica, che diverranno subito, sia nel linguaggio popolare sia in quello ufficiale, i Cappuccini, per la forma stretta e allungata del cappuccio del loro saio.
Molti Osservanti lasciarono i loro conventi per unirsi alla nuova famiglia, giustificando le preoccupazioni dei loro superiori. Durante la peste del 1527 i primi Cappuccini, che erano ancora senza una fissa dimora, si erano resi protagonisti di numerosi atti di eroismo e si erano fatti amare dalla popolazione. Nel 1529 si tenne il loro primo capitolo ad Albacina e, dopo il rifiuto di Matteo da Bascio, venne eletto maestro Ludovico da Fossombrone. Matteo da Bascio, che non approvava questa svolta gerarchica, uscì addirittura dall’Ordine, preferendo continuare la sua vita di predicatore solitario. Solo nel 1531, quando la situazione religiosa e organizzativa si calmò, i Cappuccini si stabilirono a Renacavata, presso Camerino, dando vita al primo convento stabile dell’Ordine. In pochi decenni le Marche e le regioni limitrofe si popolarono dei piccoli e semplici conventi tipici di questa famiglia religiosa, diffondendo ovunque una nuova e popolarissima via di spiritualità francescana.
Le principali caratteristiche del nuovo ordine furono “..lo spirito di orazione nella solitudine conventuale con tendenza alla contemplazione; l’altissima povertà pervasa da un senso di austerità soave e di rinuncia totale; la carità ardente con la sua duplice funzione divina e umana, sorgente del dinamismo nell’apostolato” (la mirabile sintesi è di Melchiorre da Pobladura in DIP, II, p.204).
La figura del Cappuccino assistente dei poveri e dei malati, codificata dal padre Cristoforo manzoniano, si confonde con l’austero solitario che nella nuda povertà degli eremi ricerca il contatto mistico con Dio. Frati ed eremiti allo stesso tempo i Cappuccini sono, con i Gesuiti, l’ordine che più di ogni altro conosce il successo nell’epoca della Riforma Cattolica, sintetizzando quel bisogno di austera povertà e di pura contemplazione tipico del Cinquecento post-tridentino. Oggi i Cappuccini sono circa 12.000 in tutto il mondo per la maggioranza sacerdoti, anche se piuttosto consistente è la componente laicale, impegnati nella gestione di parrocchie, nella predicazione, nell’assistenza ai diseredati. Col passare degli anni si è attenuata la componente eremitica e anche le loro Costituzioni non sono più puramente ricalcate sulla sola Regola. La differenza di vita tra i Cappuccini e gli altri ordini francescani è quindi più che altro comportamentale, legata al costume di vita, alla maggior austerità individuale, alla recita piana dell’Ufficio Divino, alla umiltà assoluta.

Oggi quello di Renacavata, malgrado il suo ruolo di memoriale per tutto l’Ordine, è rimasto ancora un umile e semplice convento di campagna, composto da un nucleo cinquecentesco e da parti aggiunte nei due secoli successivi. Pur nella sua semplicità il convento offre numerosi spunti di interesse architettonico. La chiesa conventuale preesisteva all’arrivo dei frati ma venne da loro adattata con l’aggiunta di un coro e da allora è stata sostanzialmente lasciata immutata, caratterizzata dalla povertà della pietra abbinata al legno. Altri ambienti sono il refettorio del Settecento, il piccolo refettorio originale con rozzi tavolati e travi di legno al soffitto, un piccolo chiostro con arcate cieche, e un museo con cimeli delle origini dell’ordine cappuccino. All’altare della chiesa spicca una terracotta policroma, del 1531 che mostra un San Francesco che indossa l’abito color cenere dei Cappuccini delle origini.
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