Sulla collina che domina il bel villaggio di Varallo, in val Sesia, sorge il più antico, completo e visionario tra i Sacri Monti italiani, un progetto complesso che, portato a termine in più di tre secoli, ha trasformato in realtà il sogno di un frate francescano e ha consacrato il talento di un giovane artigiano nativo della valle che sarebbe diventato col tempo uno dei più grandi interpreti del Rinascimento italiano.

Mi è sempre piaciuta l’idea di una città ideale, un luogo che sia la proiezione di un pensiero; un’utopia che si trasforma in spazio, volume, prospettiva. Molte ne sono state pensate, molte sono state progettate, poche sono state portate a termine, ancor di meno sono sopravvissute al tempo. Per un city pilgrim trovare una città ideale che sia anche meta di pellegrinaggio è come imbattersi nella materializzazione di un concetto, la visualizzazione di un’idea fisica e metafisica e che induce all’osservazione ammirata non meno che alla meditazione.

Guardandolo dal basso, il Sacro Monte di Varallo pare una piccola roccaforte, una mole bianca tra il verde di cui pero è praticamente impossibile intuire l’essenza. Ci sono molti santuari nelle vallate alpine e prealpine, in Italia, Svizzera, Austria, Baviera, in gran parte generati da un’apparizione, da un miracolo o un prodigio, sul luogo del quale si è eretta una cappella, divenuta poi piccola chiesa, infine grande basilica. Dalla chiesa nascono edifici per l’accoglienza, spesso anche percorsi di devozione, una via Crucis, ma molto più affascinanti sono i Monti Sacri in cui la nascita di una meta di pellegrinaggio parte da un’idea, da un sogno.


Quello che si può vedere oggi a Varallo (come pure negli altri sacri monti della Lombardia e del Piemonte) sono, apparentemente, 44 cappelle, sparse in un bosco o sulle pendici di una montagna in cui vengono riprodotte grazie a statue in gesso a grandezza naturale, dipinte e dotate, come in alcuni esemplari di Varallo di capelli veri, gli episodi evangelici della vita di Gesù. Ognuna di queste comparse, in quello che è stato definito un gran teatro del sacro, riproduce probabilmente un modello reale, tanto che, si potrebbe dire che a Varallo vada in scena da secoli una spettacolare sacra rappresentazione. L’opera di alcuni pittori e scultori eccelsi, tra cui spicca Gaudenzio Ferrari, che era di queste parti e proprio a Varallo iniziò a sviluppare il proprio genio (ma c’erano anche Tanzio da Varallo, il Morazzone, i fratelli Fiammenghini e il fiammingo Tabacchetti) ha reso le rappresentazioni delle vere opere d’arte. Quello che piace e sorprende in queste composizioni, sebbene si sia costretti a guardarle dalle pesanti grate originali, perdendone in molti casi l’effetto complessivo ma gustandone dei particolari, come se si usasse uno zoom, è la verosimiglianza, l’integrazione tra sculture, in primo piano, e pitture sui fondali, sui soffitti, sulle cupole.

A Varallo però, a differenza che negli altri Sacri Monti, e qui sta il grande fascino del luogo, anche l’architettura complessiva, oltre a quella propria di ogni singola cappella, ha un’ampiezza di forme e soluzioni che davvero richiamano il ritmo di una città reale. Ci sono tre nuclei, Nazareth, Betlemme e naturalmente Gerusalemme, la cui importanza volumetrica e scenica va in progressione, come se seguisse anche emotivamente il passare degli anni della vita di Gesù, fino al culmine nelle cappelle dedicate alla Passione, raccontata con episodi singoli e dettagliati, che si fanno sempre più grandiosi fino alla Crocifissione, vero apice emotivo e artistico del racconto. Nel grande piazzale che precede la basilica, si snoda l’urbanistica visionaria che tra logge, passaggi, scale (tra cui non può mancare la Scala Santa), conduce il visitatore che rispetta la sequenza numerica delle cappelle (perché in questo caso una visita libera e non metodica ha davvero poco senso, anche se molti visitatori non paiono rendersene conto) in un viaggio storico e spirituale (su ogni cappella dei cartigli riportano frasi bibliche ed evangeliche relative all’episodio narrato). Non tutte le cappelle sono in buono stato, molte sono in fase di restauro e quindi inaccessibili a rotazione, ma non è certo l’impossibilità di visitarne qualcuna che può togliere il valore all’esperienza complessiva. In ogni cappella trovate dei piccoli (anche troppo) cartelli che raccontano l’episodio e ne spiegano gli autori e i tempi.

La visita finisce con la Basilica, dalla bella facciata tardo rinascimentale del 1614, dove si trova, sulla cupola una folle decorazione di migliaia di statue che rievoca il transito celeste di Maria. Non perdete una visita allo Scurolo, la cripta dove si conserva, dentro un arca circondata da centinaia di ex voto, una bella statua di Maria Dormiente che la tradizione vuole proveniente da Costantinopoli.
HO PARLATO DI UN ALTRO SACRO MONTE, QUELLO FRANCESCANO DI ORTA, IN QUESTO POST: SACRO MONTE DI ORTA.
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