Continuo con questo articolo la serie di brevi presentazioni dei principali ordini religiosi della Chiesa cattolica. La scorsa settimana vi ho parlato dei Certosini, prima ancora di Cappuccini Fatebenefratelli e Minimi. Tutte famiglie religiose molto conosciute, almeno ” a orecchio”, ma molto meno per quanto riguarda invece la loro storia e la spiritualità. C’è però un altro ordine piuttosto “popolare” di cui mi piacerebbe parlare oggi: quello dei padri Passionisti.
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Spesso camminando per le nostre strade capita di vedere alcune croci, poste spesso su dei bivi: sono le “croci della Passione” che ricordano una “missione” dei padri passionisti. Le missioni erano in genere delle settimane di intensa attività spirituale in cui un religioso esterno, spesso un passionista, affiancava il parroco in una serie di riflessioni che avevano lo scopo di rianimare comunità piuttosto intiepidite. I padri passionisti sono stati quindi una presenza reale nella nostra società. I neri religiosi, con il tipico “scudetto” con croce attaccato sul cuore, scuotevano gli spiriti dei parrocchiani con un’azione pastorale diretta e spesso aggressiva. Oggi la presenza delle “missioni” si è molto rarefatta e, quando sussiste, ha assunto spesso un tono più colto e meno passionale. C’è chi rimpiange questa azione diretta, chi sostiene che ce ne sarebbe oggi più bisogno che mai, c’è poi chi naturalmente la trova alquanto superata. Non tocca a me dare giudizi né risposte. A me piace solo ricordare che i segni lasciati dai Passionisti nel paesaggio urbano minimo dell’infanzia hanno sempre esercitato su di me timore e fascino. E così mi sono chiesto: chi erano questi predicatori che lasciavano ovunque dei segnali capaci di turbare la mia fantasia di bambino?

IL FONDATORE INQUIETO – L’ordine dei passionisti è abbastanza recente. Venne infatti fondato “solo” nel 1720 da san Paolo della Croce sul monte Argentario, presso Grosseto, dove ancora si trova il suo convento principale. Paolo della Croce era uno dei molti santi inquieti fondatori di ordini. Nato a Ovada nel 1694 da una famiglia di commercianti, Paolo Danei, questo il suo nome da laico. vive una gioventù turbolenta. Si arruola dapprima nell’esercito veneziano che combatte contro i Turchi, ha poi un periodo di crisi che lo porta a ritirarsi in meditazione, prima di decidere che il suo destino è quello di dare vita a una nuova famiglia religiosa.
TUTTO CHIARO FIN DALL’INIZIO – A differenza di molti altri fondatori di ordini, che arrivano a definire la propria dottrina e le proprie regole solo dopo una lunga consuetudine di vita comune, Paolo ha già ben chiare in testa la fisionomia e le caratteristiche della nuova famiglia religiosa prima ancora che essa esista! Riceve dal vescovo di Alessandria l’approvazione per il testo delle Costituzioni e persino per l’abito con la croce argentea sul petto. Quel chi gli manca è solo…la congregazione, che però costituisce a poco a poco, partendo dal proprio nucleo familiare, primo compagno fu infatti il fratello, fino al 1741 quando, assieme a sei compagni, riesce finalmente a emettere voti semplici e iniziare la vita comune.
LA CROCE SUL PETTO – Da allora sarà Paolo della Croce e porterà sul petto la caratteristica croce argentata con i simboli della Passione di Cristo. Semplicità, povertà, predicazione presso il popolo: queste le virtù del nuovo ordine che, grazie alla personalità del fondatore, avrà subito una grande diffusione soprattutto in Italia. Paolo della Croce sarà sempre in contatto con le principali personalità politiche e religiose dell’epoca che lo interpelleranno, come uno dei più importanti spiriti del secolo, fino alla morte, avvenuta a Roma nel 1775. Sarà canonizzato da Pio IX nel 1853.
MEMORIA DELLA PASSIONE – In memoria della Passione, a cui il nuovo ordine è consacrato, Paolo sceglie di portare sul petto un piccolo scudo con i suoi simboli. E’ un abito nero, simile a quello dei sacerdoti secolari, stretto in vita da una cintura ma con impresso in petto questo simbolo forte. Al centro dell’attività dei padri Passionisti c’è naturalmente la meditazione della Passione di Gesù. Nelle case di ritiro, ogni religioso approfondisce individualmente i misteri della Passione che poi trasmette al popolo anche attraverso la meditazione a viva voce, una forma tipica dell’apostolato passionista. La congregazione non gestisce parrocchie, preferendo intervenire al fianco dei parroci per azioni mirate e straordinarie e si pone al servizio di comunità laiche o religiose per dividere con esse il proprio grande patrimonio di spiritualità. La presenza passionista a fianco del popolo, specialmente nelle campagne, si manifesta anche con un’intensa attività pubblicistica ed editoriale, che utilizza spesso moderni mezzi di comunicazione. La tendenza alla comunicazione si è accentuata nel corso del XIX secolo dopo che, per i primi cinquant’anni dalla fondazione, la vita delle piccole e limitate comunità era stata quasi completamente monastica.
UN CONVENTO IN SPLENDIDA POSIZIONE Il Ritiro della Presentazione sul monte Argentario, luogo dove l’ordine è nato, mantiene ben poco della costruzione originale. Completamente restaurato, il complesso non è oggi particolarmente interessante dal punto di vista estetico ma gode di una posizione invidiabile ed è ideale per incontrare la forte spiritualità passionista, soprattutto da quando il sovrastante Ritiro di San Giuseppe, in uno dei luoghi più belli della costa tirrenica tra Orbetello e Porto Santo Stefano, è stato trasformato in centro di accoglienza.
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