I monaci cistercensi furono nel Medioevo infaticabili costruttori. Dal Portogallo alla Polonia riempirono l’Europa di abbazie, in gran parte in stile gotico, legate tra loro dalla ripetitività dei modelli estetici ed architettonici. Tutto inizia dall’abbazia madre di Citeaux in Borgogna che genera quattro abbazie figlie, Morimond, La Fertè. Pontigny e Clairvaux, da ciascuna delle quali si sviluppa un vero e proprio albero genealogico. Clairvaux fu senza dubbio la più prolifica tra queste figlie e, grazie anche al carisma del suo grande abate Bernardo, considerato il vero padre dei Cistercensi, creò una rete di fondazioni che non ha eguali in Europa. L’Italia fu luogo prediletto da san Bernardo di Chiaravalle e oggi numerosissime sono le fondazioni che a lui si possono ricondurre. Eccone una selezione che comprende solo quelle che ancora oggi possiedono una vita spirituale regolare e attiva.
The Cistercian monks were the great builders of the Middle Ages. From Portugal to Poland you can find their great abbeys, mostly in Gothic style, linked by the same aesthetic and architectural models. Everything starts from the mother abbey of Citeaux in Burgundy, which generates four “daughters”, Morimond, La Fertè. Pontigny and Clairvaux, from each a family tree develops. Clairvaux was the most prolific and following the charisma of his great abbot Bernard, considered the true father of the Cistercian movement, it created a network of foundations that has no equal in Europe. Italy was a favorite land of Saint Bernard of Clairvaux and today the most important Italian foundations that can be traced back to him. Here a short list that includes only those who have still a regular and active spiritual life.
1. ABBAZIA DI CHIARAVALLE MILANESE Monaci cistercensi della Congregazione di San Bernardo – Milano
Bernardo di Chiaravalle aveva idee molto chiare su come doveva essere costruito un edificio religioso. In polemica con l’opulenza dello stile romanico delle fondazioni cluniacensi, l’abate di Clairvaux teorizzava un’assoluta sobrietà delle chiese, l’assenza di ornamenti e persino di torri campanarie, considerate simboli di inutile superbia. Questa precisazione è indispensabile per comprendere il singolare aspetto dell’abbazia di Chiaravalle Milanese prima e più illustre fondazione del Santo borgognone in Italia, con la grande torre che buca il cielo. Per aggirare il divieto di costruire campanili, infatti, i monaci-architetti cistercensi elaborarono questa audace soluzione, elevando l’incrocio tra navata e transetto fino a farne una vera e propria torre e ornandola con colonnine regolari capaci di creare aeree logge concentriche. Quando Bernardo di Clairvaux, nel 1135, tracciò il perimetro della nuova abbazia nella località di Rovegnano, si trovava davanti un luogo paludoso e insalubre. Atmosfera non insolita per lui, visto che uno dei capisaldi della sua filosofia era che i monaci dovessero creare con la propria fatica manuale le condizioni ideali per vivere. Ben presto, grazie al sapiente lavoro dei monaci, anche la paludosa Rovegnano divenne un terreno fertile e l’abbazia ne trasse ricchezza e potere. Decaduta sotto gli abati commendatari, solo nel 1952, per iniziativa del cardinale Schuster, tornò a essere abitata da una comunità cistercense. Posta ai limiti di una metropoli tentacolare, la silenziosa abbazia di Chiaravalle costituisce oggi un polo di tranquillità e silenzio. Il grande coro intagliato del 1645, uno dei più belli dell’epoca ancora conservati, sorge al centro della navata centrale spezzando la prospettiva della chiesa abbaziale e alterando la sobrietà cistercense originaria. Ma questa non è la sola trasgressione all’estetica purista: numerosi affreschi affreschi cinquecenteschi attribuiti ai Fiammenghini ornano il presbiterio, mentre ai piedi della scenografica scala che univa la chiesa alle celle dei monaci si trova un affresco di Bernardino Luini, Madonna con Bambino e Angeli, sicuramente la più importante opera d’arte nell’abbazia.
2. ABBAZIA DI CASAMARI – Monaci cistercensi di Casamari – Veroli (FR)

Una trafficata strada statale lambisce oggi gli edifici della grande abbazia di Casamari turbandone l’antica serenità. Fondata dai Benedettini nel 1030 e passata poi ai Cistercensi (1140), sul luogo chiamato Cereate, dove un tempo sorgeva una delle dimore del console Caio Mario (da cui il termine attuale di Casa Marii, casa di Mario), non era altro che una valletta paludosa e malsana. Una palestra ideale per una delle più classiche occupazioni dei figli di San Bernardo: la bonifica. Oltre alle tecniche di trasformazione dei terreni, i Cistercensi portarono a Casamari anche la loro capacità di costruire edifici, tutti secondo lo stile gotico di ispirazione borgognona che ne ha fatto uno dei massimi esempi di architettura gotico-cistercense in Italia. Questa abbazia è oggi a capo di un’importante Congregazione che ha dato vita a numerose fondazioni in Italia e all’estero, L’intero complesso di Casamari merita di essere visitato e apprezzato. In particolare è da non perdere la splendida chiesa, dall’interno gotico a tre navate su archi acuti, illuminato da una rosa che crea notevoli effetti di luce che per la purezza delle linee architettoniche e per l’assenza totale di ogni forma di ornamento risponde perfettamente ai canoni dell’estetica cistercense. Gli amanti dell’architettura gotico-cistercense non mancheranno di apprezzare anche la sala del Capitolo, con quattro grandi colonne a fascio che si diramano verso l’alto creando costoloni di grande effetto scenografico e il refettorio, diviso in due navate da sei poderose colonne. Stranamente piccolo, raccolto e con al centro un piccolo giardino ornato da un pozzo, è invece il chiostro dalle eleganti bifore, chiuso su tre lati da una loggia superiore.
3 . ABBAZIA DI FOSSANOVA – Famiglia Religiosa del Verbo Incarnato -Fossanova (LT)
Anche l’abbazia di Fossanova appartiene alla linea di discendenza di Clairvaux, sebbene non ne porti il ricordo nel nome. Venne fondata nel 1135 da alcuni monaci venuti dall’abbazia di Hautecombe in Savoia, a sua volta figlia di Clairvaux, che bonificarono i terreni circostanti e riedificarono gli edifici secondo lo stile gotico borgognone. Questi edifici si sono conservati pressoché intatti, facendone forse il più bel complesso cistercense in Italia. Paradossalmente questa splendida abbazia oggi non appartiene più all’Ordine che la abitò per secoli essendo stata affidata dal 2107 a un’altra famiglia religiosa. Appartata e silenziosa, Fossanova offre la mistica purezza di una chiesa che non ha eguali in Italia per rigore formale e che richiama a modelli d’Oltralpe con il suo interno a tre navate di puro stile gotico, dove la luce che penetra anche dalla grande rosa sulla facciata crea magici effetti. Una volta riempiti dalla sua mistica penombra, si può uscire nel chiostro, con tre lati in stile romanico e il quarto invece gotico dove sorge il padiglione delle acque con l’edicola che ricopre la fonte. Questa piccola e affascinante costruzione ricorre in molte abbazie cistercensi a nord delle Alpi ma è rarissima in Italia.
4 – ABBAZIA DI CHIARAVALLE DELLA COLOMBA Monaci cistercensi di Casamari – Alseno (PC)

L’abbazia di Chiaravalle della Colomba sorge circondata da edifici rurali nella pianura padana, a poche centinaia di metri dal traffico intenso dell’autostrada Milano-Bologna. Venne fondata dai monaci francesi di Clairvaux, probabilmente dallo stesso San Bernardo, loro grande abate. Un piccolo borgo rurale circonda oggi gli edifici abbaziali, spesso avvolti dalle brume nella stagione invernale, da cui spunta l’alto tiburio, tipico dell’architettura monastica cistercense di ispirazione claravallense e unico segno di grandezza e distinzione concesso dall’austero Bernardo per le sue fondazioni. Il complesso godette nei secoli passati di grande splendore ma fu spogliato e soppresso e solo dal 1937 e tornato a essere abitato dai monaci venuti da Casamari. Chiaravalle della Colomba è una testimonianza viva della lunga lotta che i Cistercensi delle origini dovettero combattere per bonificare questi terreni oggi fertili ma un tempo paludosi. I primi monaci che si stanziarono in queste terre seguivano San Bernardo nella sua discesa verso Roma e per circostanze ancor oggi misteriose si fermarono proprio qui, forse attratti dalla sua “invitante” umidità. L’appellativo “della Colomba” è invece dovuto a una leggenda relativa alle origini per cui dodici sconosciuti discepoli di San Bernardo di Chiaravalle provenienti dalla “sua” abbazia di Clairvaux fecero tappa in questo luogo quando improvvisamente videro apparire nel cielo una colomba che trasportava nel becco delle pagliuzze. L’uccello si posava e le depositava sul terreno, segnando quello che appariva essere il perimetro di una chiesa. Se la chiesa, edificio gotico a tre navate di imponente severità, è affascinante per la sua essenzialità tipicamente cistercense, è soprattutto il chiostro, uno dei più belli in Italia, ad attrarre i visitatori. Con le sue 130 stupende colonnine in marmo rosa dalle forme più strane (da notare quelle a forma di serpente) e dai capitelli ornati nei modi più bizzarri è un insieme che ha pochi eguali per omogeneità. Sul chiostro si apre con belle trifore la Sala capitolare, decorata con motivi moreschi da artigiani veneti.
5- ABBAZIA DELLE TRE FONTANE – Monaci trappisti – Roma
Secondo un’antica tradizione il luogo detto Aquae Salviae, alla periferia di Roma, viene identificato con quello dove l’apostolo Paolo subì il martirio. La sua testa mozzata avrebbe rimbalzato sul terreno con tre salti, dando origine ad altrettante fontane che ancora esistono. Il corpo dell’Apostolo venne poi seppellito nella basilica di San Paolo fuori le Mura ma sul luogo del martirio si edificarono prima un oratorio, poi un piccolo monastero. L’abbazia fu affidata ai Cistercensi, specialisti in bonifiche,, nel 1140 per volontà dello stesso Bernardo di Chiaravalle. Nuovi edifici vennero costruiti attorno ai luoghi sacri rendendo il complesso sempre più nobile. Soppressa dagli editi di ispirazione napoleonica, l’antica abbazia venne affidata nel 1826 ai Frati Minori per poi passare nel 1868 ai Trappisti che vi risiedono tuttora. I monaci francesi della Trappa, famosi per la loro rigorosa interpretazione della spiritualità cistercense, si dedicarono con lena a un’ulteriore bonifica del terreno circondando il complesso con alberi di eucalipto. Cuore del complesso delle Tre Fontane, recentemente restaurato, è la chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio. Costruita tra il 1138 e il 1244, innesta sullo schema della tradizionale basilica romana a tre navate con abside, elementi di gotico cistercense. Spoglia e serena, è affiancata da altre due chiese edificate alla fine del Cinquecento dall’architetto Giacomo della Porta: la chiesa di Santa Maria Scala Coeli, a pianta ottagonale, e la chiesa di San Paolo alle Tre Fontane, eretta sul luogo del martirio dell’Apostolo nel V secolo e poi rifatta nel 1599. All’interno, tre edicole racchiudono le fontane miracolose nate dopo la caduta della testa del Santo.
6 – ABBAZIA DI VALVISCIOLO, Monaci cistercensi di Casamari – Sermoneta (LT)
Arroccata su una collina che domina la pianura e il mare, l’abbazia di Santo Stefano di Valvisciolo nasce come eremo basiliano nel secolo VIII. Passata dapprima ai Cavalieri Templari, diviene cistercense “solo” nel 1240 a opera dei monaci provenienti dalla non lontana Fossanova. Il passaggio all’Ordine cistercense portò a un’inevitabile ristrutturazione degli edifici abbaziali secondo i canoni propri dell’Ordine. Venne quindi eretta la bella chiesa in stile gotico borgognone e venne rifatto anche il piccolo chiostro, vero gioiello di Valvisciolo, abbellito con colonnine tortili, anch’esse di stile francese. Nel Quattrocento l’abbazia viene una prima volta abbandonata e affidata in “commenda” alla famiglia Caetani. Nel 1863 Pio IX chiamò a Valvisciolo i Cistercensi della non lontana abbazia di Casamari che stavano creando una nuova Congregazione in espansione che ripristinarono la vita monastica. Presso gli antichi edifici abbaziali, completamente restaurati, i monaci di Casamari costruirono nuovi e più ampi edifici che però ben si amalgamano con il nucleo originario di impianto gotico. La chiesa, costruita in pietra locale, ha belle forme gotiche borgognoni con pianta a tre navate, senza transetto, e il piccolo chiostro ornato di colonne binate dai bei capitelli e con al centro un ridente giardino.
7 . ABBAZIA DI CHIARAVALLE DI FIASTRA, Monaci cistercensi della Congregazione di San Bernardo – Tolentino (MC) –

Solo da pochi anni le note del canto gregoriano sono tornate a riempire le alte volte in laterizio della chiesa abbaziale di Chiaravalle di Fiastra, grande edificio isolato nella campagna marchigiana non lontano da Tolentino. Per lungo tempo infatti questo maestoso complesso era stato privo di vita religiosa, se si esclude la chiesa, sempre officiata, prima da alcuni Agostiniani e poi, come parrocchia, dal clero secolare. Gran parte degli edifici monastici originari erano stati trasformati in villa patrizia. La fondazione di questo complesso risale al 1141, quando i Cistercensi di Chiaravalle Milanese scesero fino a questa appartata e paludosa valletta su invito del duca Granerio di Spoleto che conosceva l’abilità dei Cistercensi nella bonifica. Chiaravalle di Fiastra, come tutte le fondazioni medievali dei Cistercensi, divenne ricca e potente e solo il passaggio al regime della “commenda” la fece decadere. Nel 1984 tre monaci, provenienti come alle origini dalla comunità di Chiaravalle Milanese, presero di nuovo possesso di quel che restava del complesso, restituendo al luogo, circondato ora da una riserva naturalistica tutelata dal WWF, le sue caratteristiche di pace, silenzio e serenità. La chiesa, preceduta da un atrio, è una costruzione in laterizi che mostra i segni del passaggio dal romanico al gotico. L’interno, a tre navate e a croce latina, è illuminato da una grande rosa posta sulla facciata e ha insolite coperture a capriate. Nel presbiterio permangono affreschi del secolo XVI. Dell’antica abbazia si sono conservati anche il chiostro, riedificato nel XV secolo, la sala capitolare, il cellarium, corridoio che metteva in comunicazione l’ala dei conversi con la chiesa e il refettorio dei conversi.
8 – ABBAZIA DI SANTA MARIA DI ARABONA – Clero diocesano – Manoppello (CH) –
L’abbazia cistercense di Santa Maria d’Arabona sorge non lontano da Chieti, nella valle del fiume Pescara. Figlia dell’abbazia romana delle Tre Fontane, da cui venne fondata intorno al 1209, l’abbazia di Santa Maria di Arabona è una delle numerose discendenze del ramo di Clairvaux in Italia. Il nome di “Arabona” deriva molto probabilmente dal fatto che sul luogo esisteva un altare (ara) dedicato a una divinità pagana. Questa piccola e appartata abbazia cistercense non fu mai potente, né godette di grande prestigio tanto che, dopo due soli secoli di vita, iniziò una rapida decadenza. Anche il fatto che la chiesa non sia stata mai completata nelle splendide forme in cui era stata pensata è un segno della sua breve stagione di gloria. Il biancore della pietra di travertino e la purezza delle linee gotiche borgognone fanno della chiesa abbaziale di Santa Maria di Arabona uno dei più suggestivi complessi cistercensi in Italia. La chiesa, a cui manca quasi completamente il piedicroce, mai costruito, ha una pianta simile a una croce greca; anomala per le fondazioni cistercensi. La potenza della luce, che vi penetra dai due rosoni del transetto e dell’abside, crea un effetto di grande luminosità che esalta l’eleganza delle volte a ogiva. Oltre alla chiesa sii visitano anche la Sala capitolare, il refettorio e il parlatorio, che sono comunque meno interessanti.
9. ABBAZIA DI FOLLINA- Frati Servi di Maria – Follina (TV)

Follina è una delle tante figlie di Clairvaux sparse per l’Italia. Furono infatti i monaci di Chiaravalle Milanese a fondarla nel 1146, sotto la guida di un certo abate Stefano, sul luogo di un precedente insediamento benedettino. Resa ricca e potente dalle numerose donazioni, l’abbazia venne completata, secondo le consuetudini bernardine, con una chiesa gotica, un chiostro e tutti gli altri ambienti tipici dell’architettura cistercense, che sono stati recentemente in gran parte restituiti alla loro purezza da un completo restauro. Nel 1448 una prima richiesta di soppressione investì l’abbazia: era la stessa Repubblica Veneta a chiedere al papa la sua chiusura per motivi oscuri. Una delle ipotesi più suggestive vuole che Follina fosse stata identificata dalla implacabile polizia segreta veneziana come un covo di spie. L’abbazia infatti manteneva ancora stretti legami di dipendenza dalla casa madre di Clairvaux. Essendo la Francia in quegli anni la più fiera nemica della Repubblica, ecco nascere il sospetto che quell’andirivieni di monaci francesi non fosse altro che una copertura per fini ben poco nobili. La chiesa e gli edifici monastici vennero quindi spogliati, in parte trasformati e adibiti a usi civili. Una granata, caduta sul tetto della chiesa nel 1918, permise di ritrovare le volte originarie e liberare dalle sovrastrutture la bella costruzione gotica originaria. La chiesa abbaziale aveva un portale sovrastato da una lunetta affrescata e da un rosone. Come succede in molte chiese cistercensi, anche a Follina si resta stupiti dalla bellezza dell’interno, dove le tre navate di stile gotico contrastano con la parte absidale rimasta invece di stile romanico. Alle pareti si notano tracce di affreschi risalenti al XV secolo. Nell’ancona lignea che orna l’altare maggiore spicca la venerata immagine in pietra arenaria della Beata Vergine di Follina. Attorno al chiostro con belle colonnine binate, riportato alle sue originarie forme duecentesche, e che ha al centro una fontana, si aprono altri ambienti meno interessanti (sacrestia, Sala capitolare, refettorio). Dal 1915 il complesso appartiene all’ordine dei Servi di Maria.
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