Iona, Scozia, isola di santi e re/Saint & Kings at Iona, Scotland,

L’isola di Iona, nell’arcipelago delle Ebridi, è uno dei luoghi più affascinanti della Scozia. Gli antichi edifici costruiti dai monaci nel XIII secolo sono tornati a rivivere grazie a una comunità religiosa presbiteriana. Iona è un luogo fantastico dove fare passeggiate, tra antiche croci irlandesi, cimiteri di re dimenticati, spiagge silenziose e una natura che invita al silenzio e all’introspezione.

Il piccolo traghetto che mi portava dall’isola di Mull a Iona ondeggiava pericolosamente tra le onde. All’improvviso si era alzato il vento e nuvole gonfie di pioggia erano piombate su di noi con una velocità che solo chi ha vissuto in Scozia può comprendere.
In questo ondeggiare mi venne allora da pensare agli intrepidi monaci celtici che se ne andavano in giro per questi mari a fondare monasteri, spinti da un furore creativo che ebbe pochi uguali nella storia del monachesimo. San Colombano, uno di questi grandi santi, discepolo di san Columba il fondatore di Iona, che venne a morire a Bobbio, in Italia, sosteneva che non ci si dovesse affezionare a nessuna cosa su questa terra, compreso il luogo in cui vivere. Per questo spingeva i suoi monaci a errare sempre e a fondare nuovi insediamenti per evangelizzare chi ancora non aveva ricevuto la parola di Dio.

Iona_Abbey_Scotland_-_seen_from_ferry

Purtroppo di questi monasteri celtici non rimane quasi più nulla, distrutti dalle guerre e dalle intemperie, ricostruiti in altre forme per nuove tradizioni monastiche, dimenticati su qualche isola remota o in qualche umido vallone. Iona appare quindi come un luogo a suo modo unico. Restaurata e restituita alla vita religiosa da una comunità di religiosi presbiteriani, la severa struttura è tornata a essere un punto di incontro ecumenico.
Iona è bella e silenziosa, con le sue croci celtiche, il piccolo villaggio di case con giardini curati, il vento che soffia impetuoso e con strane angolazioni e che ti costringe a trovare riparo dietro un cassonetto (proprio così!) per non essere in un attimo fradicio di pioggia. Poi, dentro il suo chiostro, mirabilmente ricostruito e nella chiesa, incontro giovani seduti a leggere, meditare, pregare, che è poi quello che ci si aspetta da ogni luogo sacro del mondo.
A Iona arrivo attraversando la selvaggia e silenziosa isola di Mull e quando raggiungo il microscopico porto villaggio di Fionnphort  ho l’impressione di essere arrivato alla fine di un percorso. Eppure, aldilà dello stretto e turbolento braccio di mare la mole dell’abbazia con il suo tozzo campanile, mi fa capire che c’è ancora un piccolo sforzo da fare. Un ultimo guado.
La metafora del guado, tanto cara alle religioni indiane, spinse i monarchi della Scozia remota, i capi dei clan, le persone potenti (che poi così potenti poi non erano visto che l’abbazia venne ripetutamente saccheggiata dai predoni vichinghi..) a scegliere questa piccola isola delle Ebridi come proprio luogo di sepoltura. Iona è anche un’isola cimitero, dove le croci celtiche superstiti (dopo i vichinghi anche i riformati presbiteriani della prima ora si accanirono sui resti di quella che era nel frattempo divenuta un’abbazia benedettina) nascondono storie di personaggi misteriosi. Camminando per i suoi sentieri, con il vento che fa vibrare l’erba bagnata dalle piogge, nel silenzio vivo che è tipico delle coste del nord, un silenzio fatto di onde e grida di uccelli, ho l’illusione di vedere all’orizzonte il profilo delle navi vichinghe. La Martyr’s Bay ricorda nel suo nome proprio l’eccidio di 68 monaci avvenuto nell’anno 806 a opera dei “predoni del Nord”. Oggi vedo una chiesa in stile gotico, con un bel chiostro del medesimo stile, ma le chiese celtiche non erano così, erano semplici, con alti campanili che erano anche torri di vedetta e i monaci vivevano in misere capanne sparse all’interno di una rudimentale cinta muraria. Come potevano opporsi ai razziatori? Non potevano e infatti se ne andarono. Andarono a Kells, in Irlanda, lasciando questa isola bella ma troppo esposta alle razzie. Fu solo all’inizio del XIII secolo, quando le incursioni era da tempo terminate, che una comunità di benedettini fu invitata a ridare vita religiosa a Iona e l’immagine che ne abbiamo oggi è modellata proprio su questa sua seconda vita.

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ph. by Phillip Capper

The small island of Iona is a fascinating place in Northwestern Scotland. Ancient buildings have a new spiritual life thanks to a presbyterian religious community, but Iona is a fantastic place for walking among ancient Irish crosses, burial places of forgotten kings, quiet beaches, and a nature that inspires you to silence and introspection.

The small ferry from Mull to Iona dangerously swayed in the waves. Suddenly the wind was up and rainy clouds were running with the usual Scottish speed.
My thoughts started running to the intrepid Celtic monks sailing around these seas, challenging wind and storms, to found monasteries, driven by a creative fury that had few equals in the history of monasticism. Unfortunately, only ruins remain of these Celtic monasteries, destroyed by wars and bad weather, rebuilt in other forms for new monastic traditions, forgotten on some remote island or in some dark valley. Iona thas a different story. Restored by a community of Presbyterians, the austere structure is a living point of ecumenical exchange
Iona is beautiful and quiet, with its Celtic crosses, nice coastal trails, houses with manicured gardens, and the wind blowing impetuously and with strange angles. Inside the cloister and in the silent church, young people stay to read, meditate, pray just like in every sacred place in the world.
You can reach Iona driving across the wild and silent island of Mull and when you reach the microscopic port village of Fionnphort you have the impression to be at the end of a path. But there is still a little effort to be made. One last ford. Monarchs of Scotland, leaders of the clans, powerful people always chose this small island of the Hebrides as their burial place. And Iona is also a cemetery island where the surviving Celtic crosses hide mysterious stories. Walking along its paths, with the wind vibrating the grass, in the living silence typical of the northern coasts, a silence made of waves and cries of birds, I imagine seeing Viking ships approaching.. Celtic churches had high bell towers that were also watchtowers and the monks lived in simple huts scattered within rudimentary walls. How could they oppose the Northern ravagers? They went to Kells, Ireland, leaving this beautiful island exposed to raids. At the beginning of the thirteenth century, a community of Benedictines gave religious life back to Iona and the image we have today is modeled on this second life.

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