Etiopia sul tetto a Gerusalemme (Ethiopia on the roof: Jerusalem)

La basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme era affollata. Cercavo di trovare spiritualità ma tutto mi sembrava confuso. Poi salii sul tetto e tutto cambiò.

Facendomi strada tra comitive, pellegrini di ogni confessione, curiosi e turisti, cercavo nella penombra della Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme un angolo  per riflettere sull’importanza del mistero che lega questo luogo alla storia del mondo intero e non solo a quella del cristianesimo. Mi trovavo sul Golgota (o forse no? forse non è qui li vero Golgota? Farò un altro post a riguardo), cercavo segnali e sensazioni positive ma notavo solo movimento, gente ansiosa di guadagnare posizioni, devoti che, avendo sognato quel momento per tutta la vita, facevano poi fatica a gestirlo. Confesso di essere rimasto abbastanza deluso dall’atmosfera del Santo Sepolcro.. Forse era colpa della mia disposizione d’animo o delle  mie eccessive pretese, di un’errata congiunzione di tempo, suoni e luci o di una sfortunata concentrazione di anime. Chissà. Ma intanto non trovavo.

jerusalem, ethiopian blessin
Jerusalem, Holy sepulcher Church, Ethiopian monk blessing ph Maria Lecis

Fu quasi per caso, mentre passavo da una chiesa all’altra, salendo e scendendo  senza troppa consapevolezza, che notai una scala che saliva.  Arrivai in una piccola chiesa raccolta, dove era in corso una funzione celebrata in una lingua strana. I pochi presenti, tra cui spiccava una ragazza bellissima, erano tutti etiopi. Ero nel più piccolo e negletto dei santuari riservati alle varie anime del cristianesimo che convivono all’interno della Basilica. Mi fermai nell’angolo, osservando quei pochi fedeli sorridenti. La celebrazione stava terminando e presto, aperte le porte, i pochi fedeli uscirono su quello che scoprii essere parte del tetto della chiesa sottostante. Li seguii. C’erano tante porte, tante cellette, la ragazza bellissima sparì in una di queste. Poi comparvero i sacerdoti. Uno di loro, il più alto di rango, che portava una croce al collo e che doveva essere evidentemente l’abate o il vescovo, mi vide e fece qualche passo verso di me. Fece poi un gesto, come se mi invitasse ad avvicinarmi. Per un attimo pensai che volesse rimproverarmi per aver assistito, unico estraneo, al rito. Invece il suo volto severo si aprì in un sorriso. Indicò un altro monaco, questo interamente vestito di bianco, che sollevò una croce che pareva un sole e mi benedisse. Poi, con una leggera gravità, adatta a conciliare il suo ruolo a un contesto tanto semplice, mi voltò le spalle, raggiunse i suoi confratelli che lo aspettavano qualche passo più indietro e sparì con loro, passando per una delle tante porte che si aprivano sul tetto. Il luogo, privato della sua presenza ritornò a essere umile e astruso: un terrazzo, tra edifici alti, sul tetto della chiesa più importante per la cristianità ma per me, in quel momento, era il luogo che aveva dato un senso a quella giornata, che avrebbe altrimenti rischiato di rimanere impressa nella mia memoria come quella della delusione. Tornai nella piccola chiesa etiope. Non c’era più nessuno. Ci rimasi per un momento, quasi a cercare una ricarica, poi tornai nell’animazione della basilica sottostante. Adesso c’era qualcosa di diverso o forse ero solo diverso io.

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Jerusalem, Holy sepulcher, Ethiopian abbot
Jerusalem, Holy Sepulcher Church, the Ethiopian Abbot ph Maria Lecis

Visiting the Holy Sepulcher Church in Jerusalem I seek spiritual feelings but everything is so noisy and crowded. So I walk up the stairs and when I reach the roof, everything changes..

Moving in the crowd that fills the dark, cool, interiors of the Holy Sepulcher Church in Jerusalem, I’m searching for a quiet spiritual corner. Pilgrims, tourists, families coming from all over the world, move, pray, whisper, laugh, speak in the holy space, waiting in line for the visit at the Holy Sepulcher chamber. I’m in the Golgota place, I try to understand something about the mystery that changed the world’s history but I can’t. Perhaps are bad sounds, lights, bad energy conjunction, perhaps are only my high expectations.

Moving in that big, irrational, space I see stairs leading to somewhere up to the main church’s level, I walk up and I find myself in a small, cozy, strange church where some priests are praying in an unknown language. Few people attend all Ethiopians. I stay in my corner, feeling better, starting to be involved in some good spiritual atmosphere. The celebration ends and all the devotees come out of the church. I follow them, reaching a strange courtyard, practically a roof with doom in the middle. soon they all disappear by some doors open in the walls. Then come the priests. One of them, with a long white beard and a golden medallion on his breast, moves to me. I fear He has something to blame me because I was the only stranger in the private celebration. His eyes are pointing to mine, then he smiles and shows me another white-dressed monk that, smiling too, blesses me whit a golden, sun-shaped, cross. A minute later they all disappear and the roof is still empty, still an absurd, humble, grey courtyard whit a dome in the middle. I return to the church, I sit a little and I feel that what I’ve desperately searched before is now appearing. I walk down the stairs and I return to the main spiritual space. Now, something is changed, or better, what is changed now is just me.

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