Un monastero è un insieme di luoghi, ciascuno con la propria funzione, ciascuno con il proprio fascino. Anche se il chiostro, il refettorio o la sala capitolare hanno una funzione importantissima e qualificante nello spazio monastico, la chiesa è il luogo centrale nella vita della comunità. Le complesse vicende che hanno accompagnato i monasteri nel corso dei secoli hanno portato però a una tale serie di modifiche, contaminazioni, ricostruzioni, per cui non è infrequente trovare una chiesa che abbia uno stile diverso da quello di un chiostro, o viceversa.
Quello delle architetture monastiche è un argomento complesso e affascinante che mi intriga da anni e che spero di portare a termine al più presto con un racconto ampio ed esaustivo. In questo blog però, come sempre, devo essere sintetico e forzatamente superficiale. Spero comunque di poter mettere al più presto a disposizione di chi sia interessato strumenti di approfondimento sui singoli temi sviluppati in queste pagine.
Ma torno ora al tema lanciato nel post odierno: quali sono le 1o più belle chiese monastiche in Italia? La domanda esige una doppia risposta: se considerare tutte le chiese monastiche, anche quelle delle abbazie che non sono più tali (Pomposa, Nonantola, Sant’Apollinare..) oppure limitarsi a quelle ancora in uso dai monaci. La mia scelta come sempre è a favore della continuità della vita religiosa e quindi scelgo le mie preferite solo all’interno delle abbazie dove ancora ci sono monaci che vi pregano quotidianamente. Sono consapevole che molte chiese bellissime, nate come abbaziali, sono escluse da questa selezione ma questo è il mio criterio coerente, perché questo non è un sito di arte ma di esperienze religiose. Anche rimanendo in questo ambito le scelte sono ovviamente personali e cercano di non focalizzarsi solo sulle chiese medievali, quelle più vicine all’immaginario del visitatore di abbazie. Devo anche chiarire che per chiese monastiche intendo solo quelle abitate oggi da comunità degli ordini benedettino e cistercense. Le altre (francescani, domenicani, etc.) sono chiese conventuali e richiedono una trattazione a parte. Ecco dunque le mie scelte che cercano di abbracciare stili diversi e modi di espressione diversa.
Chiesa abbaziale del Sacro Eremo di Subiaco, Lazio
Trovandoci qui alle origini del movimento benedettino, potremmo essere “storicamente” emozionati soltanto per esserci, ma ancor più lo diveniamo ogni volta che scendiamo nel cuore della grotta che ospitò san Benedetto, tra affreschi, candele e silenzi, scale, chiese inferiori e chiese superiori. Non è certo un modello canonico di chiesa abbaziale, perché si sviluppa su più livelli ed è in gran parte scavata nella roccia ma è certamente uno spazio unico e affascinante. Mistica.
Chiese abbaziali di san Pietro, Assisi e Perugia
Unisco in un’unica segnalazione due chiese con la medesima intitolazione, ubicate in città vicine, appartenenti alla medesima congregazione (Cassinese/Sublacense), abitate da piccole comunità monastiche ma entrambe di grande fascino. Quella di Assisi è un modello perfetto di semplicità romanica, nitida e silenziosa, appartata nel cuore di una città che vive e pulsa per le memorie francescane. La seconda invece, quella perugina, pur avendo dovuto cedere gli adiacenti spazi monastici ad attività laiche, è invece il suo diretto opposto: pareti ricoperte di tele, un bel soffitto ligneo, e un’esuberante decorazione tardo cinquecentesca che ha rivestito le originali forme della chiesa romanica. Sobrietà o decoro? Ho scelto questa coppia di chiese per proporre una riflessione su quale sia, per ciascuno di noi, il modo più diretto per entrare in contatto con la spiritualità. Alternative.
Chiesa abbaziale di san Pietro di Sorres, Borutta, Sardegna
Poco conosciuta, anche perché si trova in un piccolo paese della Sardegna centrale, la chiesa abbaziale di san Pietro di Sorres è un luogo emozionante, un edificio che risale ai secoli XI-XII, nato come cattedrale della scomparsa diocesi di Sorres. Si tratta di una delle più belle chiese in stile romanico – pisano in Italia. La decorazione a fasce nere e bianche, tipica di questo stile, e la pietra nera basaltica usata per la volta creano un effetto di grande suggestione. Per me visitarla è stato un momento di grande emozione. Ombrosa.

Chiesa abbaziale di Casamari, provincia di Frosinone, Lazio
Se, come sostengono molti, lo stile gotico cistercense è l’esaltazione dello spazio sacro per la sua sintesi di elevazione, purezza delle forme, presenza della luce, la chiesa dell’abbazia di Casamari, il principale centro di spiritualità cistercense in Italia, ne è il perfetto simbolo. In questa mirabile chiesa gotica è racchiuso il mistero dello spazio pensato per lodare Dio attraverso una semplice e modulare scansione di spazi che porta direttamente verso l’alto, senza distrazioni. Ascendente.

Chiesa abbaziale di Chiaravalle, MIlano
Il concetto di elevazione spaziale proprio di tutte le chiese cistercensi vale naturalmente anche per le numerose “Chiaravalle” che si trovano in Italia e a cui ho dedicato un post in passato (link). Quella di Milano però, oltre ad essere un angolo di serenità ai margini della metropoli, tra svincoli, autostrade, linee ferroviarie, abbina alla purezza strutturale tipicamente cistercense alcuni interventi di decorazione, teoricamente “eretici” perché i monaci di san Bernardo erano ostili al decoro degli spazi, ma che, essendo perfettamente inseriti nella scansione degli spazi, non recano alcun disturbo. Complessa.
Chiesa abbaziale di san Miniato al Monte, Firenze
Esiste però anche un modo meno severo e oscuro di celebrare Dio nella quotidianità monastica. L’esempio che ho scelto per questa spiritualità luminosa non poteva che trovarsi a Firenze, per la precisione “sopra” Firenze, in una posizione panoramica che rende la sua visita doppiamente emozionante. All’interno della chiesa di san Miniato ci sono opere d’arte di grande valore che la rendono una meta interessante anche per coloro che non hanno aspirazioni mistiche. Preziosa.
Chiesa abbaziale di san Giovanni Evangelista, Parma
Spostandoci ancora più avanti nell’osservazione di un tipo di chiesa dove la forma si confronta con l’immagine, ecco un altro esempio notevole di fusione tra arte e spazio di meditazione. Siamo nel centro di Parma, quindi parliamo di un’abbazia urbana, cosa non molto frequente in Italia e nel mondo. Qui la decorazione pittorica, opera dei grandi maestri del Cinquecento parmense, Parmigianino e Correggio, porta l’occhio a distrarsi e a vagare sugli spazi, reali e prospettici suggeriti dagli affreschi. È lecito considerare questa fuga dello sguardo come una vera meditazione? Aerea.
Chiesa abbaziale di Monteoliveto Maggiore, Siena
Dichiaro la mia parzialità: non ci può essere una scelta applicata all’arte monastica italiana in cui non rientri l’abbazia di Monteoliveto Maggiore, per me “il” luogo che ogni appassionato di monachesimo dovrebbe visitare. La chiesa di Monteoliveto Maggiore non è di per se stessa un ambiente particolarmente coinvolgente (nulla di paragonabile al suo meraviglioso chiostro). Blandamente rinascimentale, ha però il suo punto di forza nel coro ligneo intarsiato, uno dei più belli al mondo. Però ci si sta volentieri aspettando che i bianchi monaci si siedano negli splendidi stalli e inizino a cantare… Serena.
Chiesa abbaziale di Montecassino, Lazio
Questa inclusione farà sicuramente storcere il naso a molti puristi, perché la chiesa dell’abbazia da cui il movimento benedettino ebbe origine, non solo non è più quella originaria, avendo subito numerosi rifacimenti nel corso dei secoli, ma è stata completamente ricostruita dopo il bombardamento alleato del 1944 che la rase al suolo. La ricostruzione ci ha restituito la chiesa così com’era al momento del bombardamento: ovvero barocca. In Italia le chiese monastiche barocche sono molto rare, a differenza di quanto avviene nei paesi alpini dove sono invece la regola. Inoltre il barocco non viene facilmente assimilato alla vita monastica… Troppo ricco? Troppo sfarzoso? Troppo gesuitico? Amo le esuberanti chiese monastiche bavaresi ed austriache per cui non mi sento di condividere questo pregiudizio ma posso anche comprendere chi invece dal troppo decoro si sente disturbato. Voglio però segnalare, proprio in questa chiesa, una vera chicca artistica quasi sconosciuta: il ciclo di affreschi realizzati nella Cripta (dove si trova il corpo di san Benedetto) nei primi anni del Novecento dai monaci pittori dell’abbazia tedesca di Beuron, di cui sono un vero ammiratore, e a cui ho dedicato un post (link). Emblematica.
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