Ieri ho ricevuto via mail da un frate francescano un santino digitale di san Rocco. Era un invito a pregare, in questi moneti difficili di contagio, il santo taumaturgo la cui effige compare spesso sulle strade e nelle chiese d’Europa, il protettore contro le pestilenze e, appunto, i contagi. La figura di san Rocco gode di una grande venerazione nel mondo cristiano, specialmente in Italia e nel sud della Francia, essendo egli originario di Montpellier. Roch era un pellegrino del XIV secolo che, nel suo cammino verso Roma, incontrava e guariva appestati e lebbrosi. Nel suo viaggio di ritorno cadde lui stesso malato. Ed è propio in questo momento che l’iconografia di devozione ce lo regala, assistito dal suo fedele cane che ogni giorno gli portava una pagnotta. Rocco morì presso Voghera e lì furono conservate le sue spoglie fino a che, nel 1485, non arrivarono in modo rocambolesco a Venezia: fu un furto concordato o un semplice acquisto da uno spregiudicato monaco camaldolese che non esitò a frazionarle per poterne ricavare di più?. Ed è proprio a Venezia che si trova uno dei più importanti luoghi a lui dedicati al mondo, anzi, se vogliamo limitarci all’aspetto artistico e devozionale, di gran lunga il più importante: la chiesa di san Rocco, dove si conserva il suo corpo, ancora oggi meta di pellegrinaggi ma soprattutto la vicina Scuola Grande di san Rocco, uno dei gioielli dell’arte veneziana.

Ho sempre considerato Venezia una città spiritualmente superiore rispetto alla percezione un po’ gaudente e consumistica che si è “conquistata” negli ultimi decenni. Ogni volta che la visito mi piace quindi scoprire piccole chiese, conventi e oratori che raccontano storie di grande interesse (basti pensare alla chiesa santuario di santa Lucia o a quella ben più celebre della Salute) ma trovo particolarmente affascinanti e sicuramente a misura di Citypilgrim le sue “scuole”, di cui quella di san Rocco è senza dubbio la più grande e spettacolare.

La Scuola è una realtà tipicamente veneziana nata da un bisogno di carità ed assistenza, un’evoluzione di quel concetto di Confraternita assai diffuso in tutte le chiese italiane. Nelle Scuole veneziane convivono la dimensione dell’ospizio, della sala per riunioni e assemblee (la sala capitolare dei monasteri), l’oratorio. Espressione della borghesia cittadina (i patrizi non potevano occuparvi ruoli decisionali) e legata alle diverse professioni, e per questo spesso caratterizzata da grandi disponibilità economiche, la Scuola diviene un’istituzione di grande potere, quasi un contrappunto al ruolo dell’oligarchico senato veneziano, a cui viene delegato gran parte del servizio assistenziale per poveri, pellegrini, malati. Specchio della ricchezza e del potere assunto dalle varie scuole nel corso dei secoli è il ricorso ai più grandi artisti per la decorazione degli spazi delle loro sedi. Esistevano scuole legate alla professione, altre legate alle “nazioni”, ovvero le comunità forestiere che avevano attività nella grande metropoli marinara, altre ancora avevano un carattere più propriamente religioso e penitenziale. Tra queste sei Scuole sono dette Grandi e sono ancora attive.

Chi cerca uno spunto per un itinerario veneziano interessante e fuori dai luoghi più consueti potrà quindi (quando sarà ancora possibile) riunire comodamente le sei scuole superstiti in un percorso dove arte e devozione trovano grande rilievo, magari rendendo omaggio a san Rocco in caso di benevola soluzione dell’epidemia.!
Ma quali sono le Scuole Grandi, oltre a quella di san Rocco? La Scuola Grande di san Teodoro è la più antica, ma anche la meno interessante ed è oggi sede dell’orchestra dei Musici e di convegni. La Scuola Grande di san Giovanni Evangelista è invece ancora sede di una Confraternita e i suoi locali storici sono accessibili come museo (belle soprattutto la Sala Capitolare e la Sala dell’Albergo con opere di Jacopo Palma il Vecchio). Anche la Scuola Grande dei Carmini si è conservata in modo pressoché integrale e offre notevoli opere del Tiepolo e del Piazzetta. Ancor più interessante è la piccola e suggestiva Scuola Dalmata dei Santi Giorgio e Trifone, abbellita dai notevoli affreschi di Vittore Carpaccio.

Ho lasciato per ultima quella più grande e spettacolare, quella dedicata appunto a san Rocco. Qui il protagonista assoluto è il Tintoretto, confratello della Scuola, che lascia nella Sala dell’Albergo e soprattutto nella Sala Capitolare due dei più importanti cicli della pittura veneziana. Quello che colpisce negli ambienti della Scuola Grande di san Rocco è la perfetta integrazione tra le opere d’arte e gli spazi destinati ad accoglierle, ma soprattutto la sensazione della estrema partecipazione emotiva e spirituale che il grande maestro trasmette in questi dipinti, una
Questo non è un sito di storia dell’arte quindi non mi addentro in descrizioni particolareggiate dei dipinti, non avendone le competenze. Io vi racconto solo le mie emozioni e le mie sensazioni e questo strano spazio dove fede, arte e storia si fondono è riuscito ad avvincermi al punto che mi è stato difficile uscirne.
In questo momento in cui tutta l’Europa ha un estremo bisogno di assistenza spirituale, voglio solo dare un piccolo contributo, ricordando quel santo che, unitamente al “gemello” Sebastiano decora tanti angoli d’Italia ma di cui forse in molti hanno perso la memoria e in questa chiesa riposa.

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