10 città in Asia per un turismo spirituale/ 10 Asian Cities Citypilgrim friendly

La seconda puntata del mio Atlante dei luoghi sacri del mondo la voglio dedicare all’Asia. Come già scritto in occasione del post dedicato alle città europee, si tratta di scelte totalmente opinabili. Se qualcuno avesse suggerimenti diversi o consigli sarò ben lieto di accoglierli e aggiungerli alla lista che è naturalmente molto più lunga e meritevole di altri post futuri. La regola per ora è quella di scegliere una sola città per nazione.

Istanbul

La Seconda Roma è una città ricca di suggerimenti spirituali, anche perché il suo patrimonio islamico è stato in gran parte edificato su basiliche cristiane a loro volta edificate su templi pagani, in una staffetta che dimostra come ci siano luoghi spirituali che vivono aldilà del culto che vi si pratica. Ci sono a Istanbul centinaia di moschee, di cui almeno 20 meritevoli di una visita e di una sosta; c’è la sede del Patriarcato Ecumenico, ci sono chiese cattoliche, armene e sinagoghe. Per non parlare delle tekke, i monasteri delle confraternite sufi, dove si praticano ancora le danze sacre dei dervisci. L’icona di Istanbul, anche se scontata, è l’architetto Sinan che ha rinnovato il concetto di moschea; la guida spirituale Eyup, il seguace del Profeta, a cui è dedicato il luogo di culto più vivo e interessante della città. Il mio nome è Rosso di Pamuk è il libro di riferimento.

Eyup
A cat in Eyup graveyard, Istanbul, ph. Maria Lecis

Kyoto

Sono troppo legato a questa città per non includerla nella mia classifica in una posizione alta, ma credo non ci possa essere alcuna discussione sul fatto che Kyoto sia una delle città con la più alta concentrazione di templi e santuari attivi al mondo. Le diverse correnti del buddismo giapponese hanno qui i loro templi principali ma a Kyoto si trovano anche antichissimi santuari scintoisti, alcuni persino più antichi della stessa città.Ci sono poi molti templi sparsi sulle colline che la circondano e in meno di un’ora di treno si raggiunge l’antica capitale Nara, a sua volta ricca di tesori artistici e spirituali. L’icona di Kyoto è Muso Soseki, monaco colto e versatile del XIV secolo. Anche la guida spirituale non può essere che un monaco: avendo solo l’imbarazzo della scelta, punto su Saicho, vissuto nell’VIII secolo che portò dalla Cina i precetti riformati del Buddismo Tendai. La lettura è il Padiglione d’Oro di Yuko Mishima, che parla di templi, monaci, bellezza e follia. Molto meno qualificato è il mio Lo Spirito di Kyoto, un racconto di luoghi e fede.

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Ema votive tablets in the Heian Shrine in Kyoto. ph Maria Lecis

Delhi

Troppo spesso considerata solo un hub da dove partire per altri viaggi, la capitale indiana è invece un luogo a cui dedicare del tempo alla scoperta del ricco patrimonio religioso. Delhi è una città difficile da capire, composta da diversi nuclei giustapposti tra loro, retaggio delle sette fondazioni diverse che si sono succedute nella sua storia in luoghi vicini ma non sovrapposti. Il mood è dettato dall’arte dei Mughal, la dinastia musulmana che qui ebbe per quattro secoli la sua corte. Musulmani sono anche molti dei suoi santuari, in particolare quello dedicato al santo sufi Nizamuddin. Ma a Delhi c’è una strada, Chandni Chowk in cui si possono trovare, uno dopo l’atro, un tempio Jain, un tempio induista, un tempio sikh e una moschea. Poi ci sono due siti piuttosto curiosi come il suggestivo Lotus Temple del culto Baha’i e l’incredibile Akshardham, a metà strada tra tempio induista e parco a tema… Inoltre cattedrali neogotiche e mausolei di imperatori, dignitari, uomini di spirito.. L’icona di Delhi è l’imperatore Mughal Shah Jahan, colui che ad Agra fece costruire i Taj Mahal, ma che qui costruì quella che oggi viene chiamata Old Delhi ma che si dovrebbe chiamare Shahjahanabad, la città di Shah Jahan. Lo spirito guida è quello di Nizamuddin, ispiratore di una catena di mistici della confraternita sufi Chisti; per una lettura, consiglio Crepuscolo a Delhi di Ahmed Alì.

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Delhi’s Jame Masjid, the largest mosque in India. ph Maria Lecis

Gerusalemme

Come nel caso di Roma nel precedente post, anche Gerusalemme corre in una categoria a parte, essendo una città santa per tre religioni, primato unico e inattaccabile. Dare dei consigli di visita a Gerusalemme è difficile, pericoloso e limitativo. Io a Gerusalemme mi sono lasciato trasportare dagli eventi prendendo le decisioni momento per momento e non rimanendone mai deluso. Per par condicio non si dovrebbero comunque mai omettere le visite alla Basilica del Santo Sepolcro, al Muro del Tempio e alla Spianata delle Moschee. Poi ci sono anche un’importante Cattedrale Armena, un Golgota Alternativo, tre sinagoghe in una, il memoriale dello Yad Vashem e un museo sulla coesistenza che andrebbe visitato di più e più spesso. Identificare una guida spirituale per una visita a Gerusalemme può essere pleonastico ed essendo una città così poliedrica mi risulta difficile anche identificarne un’icona. Gerusalemme è l’icona di se stessa! Come lettura, volendo uscire dall’infinito labirinto dei testi religiosi, che ne dite di Qualcuno con cui correre di David Grossman?

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Western Wall and Golden Dome on the Rock in Jerusalem. ph. Maria Lecis.

Isfahan

La bella Isfahan, nobile ed elegante, con le sue splendide moschee rivestite di mattonelle in ceramica azzurra, è uno dei gioielli dell’Asia e dimostra la sua accoglienza con la totale disponibilità alla visita dei suoi luoghi più sacri che comprendono anche la cattedrale dell’enclave armena di Yolfa. Alle sue moschee più importanti ho già dedicato un post a cui rimando. Come icona ho scelto Reza Abbasi (1538-1628), forse il principale pittore del periodo d’oro di Isfahan; come spirito guida Sheik Bahai, enciclopedico progettista, poeta e alchimista del XVI “implicato” nella realizzazione di molti dei principali monumenti della città. Una lettura divertente è La Via per Isfahan del francese Gilbert Sinoue.

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Imam Mosque, Isfahan. ph. Maria Lecis

Kathmandu

Voglio continuare a pensare a Katmandu come una città ricca di luoghi e di pensieri, una delle mete preferite di quei viaggi che non mi vergogno a definire “dello spirito” che portavano in Asia giovani alla ricerca di qualcosa di diverso. Poi è arrivato il terremoto e molti di quei fragili equilibri su cui si reggevano gli edifici della città vecchia, uno dei centri storici meglio conservati dell’Asia, non ci sono più.. Però Kathmandu rinasce ed è giusto considerarla ancora come quel luogo confuso, inquinato, rumoroso, spiazzante, che abbiamo conosciuto nel passato, con i suoi templi, le sue piazze nascoste che ricordano i campi veneziani, al centro delle quali si trova spesso uno stupa, la collina di Swayambhunath con i suoi “occhi” e la sua intensa attività di devozione a cui rispondono, solo a qualche chilometro di distanza, quelli ancor più famosi di Boudanath. L’icona di Kathmandu è una divinità su una colonna o il re Pratap Malla, oppure la misteriosa Kumar Devi, la Dea Vivente  L’ascolto di Kathmandu di Cat Stevens può contribuire quel mix di misticismo e libertà che ha fatto di questa città un luogo quasi mitico per una generazione di viaggiatori.

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Swayambhunath Stupa, Kathmandu, Nepal. ph. Maria Lecis

Lhasa

La città del Potala e del Dalai Lama, una delle più sante e mistiche del mondo, è stata espropriata del suo ruolo di centro religioso e politico. Il palazzo del Potala di Lhasa era una sorta di Vaticano dell’Asia, anche se la sottostante città non può certo rivaleggiare con Roma per numero di templi e santuari. E’ il Barkhor il cuore di questa città religiosa che ha nel tempio Jokhang il suo sancta sanctorum. Qui i pellegrini deambulano ancora in senso orario, onorando con la loro presenza quello che viene considerato il luogo più sacro del Tibet. Il Potala invece è ormai un enorme guscio vuoto simbolo di un luogo la cui storia è stata modificata in tempi troppo recenti per averne perso la memoria. La santità del luogo si estende anche ai vicini monasteri di Drepung, Sera e Ganden anche loro però privati di molti monaci, fuggiti al momento dell’occupazione cinese. Tuttavia la vita religiosa in Tibet, continua, perché la fede della sua popolazione è più forte di ogni cosa e Lhasa è pur sempre la città santa a cui recarsi in pellegrinaggio. Per questo eleggo Chenresig, la versione tibetana del bodhisattva della misericordia Avalokitesvara, la cui statua si venera nel Jokhang, come icona ispiratrice della città e il film Kumbun di Martin Scorsese come accompagnamento visivo mentre come personaggio indico Tsongkhapa, il fondatore della predominante setta dei Berretti Gialli da cui derivano tutti i Dalai Lama.

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Tibetan monk reading holy texts. ph. Maria Lecis

Chiang Mai 

Sebbene sia diventata una delle mete preferite di un turismo easy che vi cerca un bilanciamento tra le mondane esperienze da spiaggia e il caos dell’inquinata Bangkok, Chiang Mai rimane una vera perla per chi cerca una continuità di linguaggio religioso. Gli innumerevoli Wat, i templi buddisti di scuola Theravada che si trovano all’interno della città vecchia, portano il Citypilgrim a una continua alternanza tra la vita che scorre nelle vie animate da mercati, cibi di strada e motociclette e la contemplazione di figure del Buddha, finissime decorazioni dorate, raffinati intagli. Il Naga, il serpente sacro che accompagna il pellegrino mentre sale i 340 gradini che portano al Doi Suthep, il più bello e ricco tra i templi che sorgono all’immediata periferia della città, è la nostra icona che ci protegge anche dagli spiriti maligni. Come lettura suggerirei una versione italiana degli Jataka i piacevoli racconti relativi alle Vite del Buddha che sono l’ispirazione di moltissime decorazioni nei templi di Chiang Mai.

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The Naga of the Doi Suthep temple, Chiang Mai, Thailand. ph. Millevache

Bukhara

Bukhara, uno dei giielli sulla Via della seta, era una città che possedeva una grande carica spirituale. Purtroppo la vita religiosa sia stata gravemente compromessa durante gli anni dell’Unione Sovietica, rendendo molti degli splendidi monumenti nati  durante la dominazione dei Timuridi solo degli splendidi contenitori. Bukhara presenta però una delle caratteristiche che piacciono ai Citypilgrims: la possibilità di aggirarsi per viuzze e trovarsi davanti a edifici religiosi che si richiamano l’un l’altro, costruendo una trama di emozioni e sensazioni che rimangono impresse per sempre. Essendo in città famosa anche e soprattuto per i suoi tappeti, questo paragone ha un suo valore. Purtroppo molte della madrasa sono diventate oggi negozi di artigianato ma riescono ancora ad evocare lo spirito magico che questa città doveva avere fino alla caduta sotto il dominio sovietico che ha di fatto creato uno iato tra il passato e il presente. Oggi il recupero del patrimonio religioso va di pari passo con la conservazione del suo valore artistico entrato a far parte del Patrimonio Unesco. Il racconto di Robert Byron La via per l’Oxiana riesce a rendere con la grande maestria propria degli scrittori di viaggio anglosassoni le atmosfere di un’Asia Centrale ormai perduta.

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Bukhara view, ph. Adam Jones

Singapore

Perché Singapore? Mi immagino già molte reazioni stupite: cosa c’entra Singapore con le città elencate sopra? Certamente se dovessimo misurare le città Citypilgrim friendly solo con il patrimonio artistico Singapore sarebbe fuori classifica. Ma essendo Citypilgrim ci piace ribadire il principio che è bello cercare e scovare percorsi di fedi e religioni diverse anche se ci troviamo in una moderna metropoli. In questo, Singapore, è perfetta. Fortemente multietnica, può stupire presentando in un miglio templi di tre religioni diverse. In un quartiere ci si sente in India, nell’altro in Cina, poi si è nel mondo Arabo per finire in una zona coloniale dove sorgono chiese armene, anglicane, ma anche templi sikh, monasteri tibetani. Insomma non manca nulla a Singapore, se non la storia e l’arte, ma queste non sono condizioni indispensabili per un’esperienza Citypilgrim. Non esiste quindi un’icona religiosa che identifichi Singapore né un personaggio, neppure un romanzo… eppure mi piace. Un’anomalia, una provocazione, un diverso modo di vedere, come dice il sottotitolo di questo blog, lo spirituale nascosto nelle città del mondo.

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Buddhist monks in Singapore. ph. Maria Lecis

Coming after my last post about Europe, this new top ten story is focused on the Asian cities with a Citypilgrim spirit. That’s only my personal choice and if you have some suggestions or different opinions about it, please write me. This is the second chapter of a long tale and I’ll dedicate another post to Asia’s sacred sites. At the moment, the rule is just one city for each country.

Istanbul

The Second Rome, a bridge between Europe and Asia, has a fantastic Islamic heritage built over former Christian churches that are built over former pagan temples… The story runs here, but there’re some sites that own strong spiritual energy regardless of the religion. Hundred of mosques sign Istanbul’s landscape and twenty of them are surely worth a visit, but you can also find here the Ecumenical Patriarch, the oldest and most important for Eastern Christianity, Armenian and Catholic churches, synagogues, and a whirling dervish monastery as well. The Istanbul icon is architect Sinan, the spiritual guide Eyup, the book “My name is red” by Orhan Pamuk.

Kyoto

I love this city in a special way (my book Lo Spirito di Kyoto/Kyoto Spirit). All the Buddhist sects have their main temples here and there’re ancient Shintoist shrines as well. Kyoto is the cradle of the Japanese Spirit together with Nara that you can reach easily in an hour trip. Surrounded by silent old temples, hidden in the forest, Kyoto is the perfect place for a Citypilgrim experience of urban life and deep spirituality. The XIV century monk Muso Soseki is the icon of the Kyoto spirit; Mount’s Hiei abbot Saicho one of the masters that brought Buddhism from China to Japan in the VIII century is the spiritual master. A book? Yukio Mishima’s “The Temple of the golden Pavillon”.

Delhi

Delhi is not just a hub for travelers or the political center of India. This vast and elusive metropolis has a great religious heritage but, being the result of seven different cities founded in this area throughout the centuries, it’s not easy to understand and to love. Delhi is the place where the great Mughal architecture gives its best and Muslims shrines, like Nizamuddin, attract pilgrims from everywhere in India. In the busy Chandni Chowk road you can find a Jain Temple, a Hindu Temple, a Mosque, and a Sikh’s Gurudwara in one mile; the fantastic Lotus Temple, the funny Akshardham, colonial Churches, old Tombs of Emperors, Courtiers, and Mystics. Mughal’s emperor Shah Jahan, the founder of the seventh Delhi, is the icon, Nizamuddin, the Sufi master, the spirit, Twilight in Delhi a novel.

Jerusalem

Like Rome in Europe, the “three times holy” Jerusalem runs in a different class. It’s difficult to say something new about Jerusalem… I suggest going there and letting places and situations show you their hidden face, to try living moment after moment, to discover something unexpected, to meet someone of special. However you can’t miss the three holiest sites: Holy Sepulcher, West Wall, Al Aqsa Mosque, but there is also an Armenian Cathedral, another Holy Sepulcher, three synagogues in one site, the Yad Vashem Memorial, and a Museum about coexistence. Difficult to choose an icon for Jerusalem, the city itself is an icon, and spiritual guides should be obvious to choose. Apparently, light reading about Jerusalem, out of the labyrinth of the religious text, is David Grossman’s novel Someone to run with.

Isfahan

Noble and elegant, Isfahan has plenty of old mosques covered by blue tiles (see my dedicated post here). It’s a very nice city to discover slowly and the bridges, the Bazar, the Armenian Cathedral of Yolfa are on the same high level as the Shia’s mosques. The Isfahan icon could be the XVI century painter Reza Abbasi, the guiding spirit of the alchemist, architect, and poet Sheik Bahai. Read the amazing French novel La Route de Ispahan by Gilbert Sinoue.

Kathmandu

I want to remember Kathmandu as the final destination of the 70’s spiritual journey. The earthquake destroyed part of its incredible heritage of temples and sculptures but the city it’s reborn and I like to think that Kathmandu is the same polluted, confused, noisy, wonderful, mystical place I knew, where little squares hide Stupas, narrow road leads to ancient temple covered by tantric sculptures and the holy hill of Swayambhunath still looks at you with its big painted eyes. Cat Stevens song Kathmandu is my icon for this strange city you can love and hate at the same time, together with a living goddess and some old king sitting atop a column..

Lhasa

Despite the Chinese occupation having destroyed the magical atmosphere of the “Asian Vatican”, Tibet capital Lhasa is still a holy place where a Citypilgrim can join the real Tibetan pilgrims turning around the Jokhang temple, the holiest one in the city, in the heart of the old Bargkor district. Unfortunately the huge Potala Palace it’s now a kind of museum, a sign of the forgotten power of the Dalai Lama that was the power of a country as well. Chenresig, the Tibetan version of the merciful bodhisattva Avalokitesvara, whose big statue stands in the Jokhang temple, is my icon and the guiding spirit together with Tsongkhapa, the founder of the Yellow Hat sect, the first of the Dalai Lama chain.

Chiang Rai

Having more than 250 temples, the northern Thai town of Chiang Mai is a real paradise for a Citypilgrim. You can rest in the silence of one of these exquisite structures before diving in the bustle of the streets full of markets, foods, colors. A lot of tourists coming here from the hot beaches or from the chaotic Bangkok (another potential Citypilgrim city) make Chiang Mai a mix of spiritual, glamorous, and exotic but you can always find your way sitting in the temples and looking at their superb golden and wooden carvings. The Naga snakes, accompanying you to the top of the wonderful Doi Suthep hill temple, are the Chiang Mai icon. You can read some Jataka (Buddha’s Stories) to understand better the decorations of the temple.

Bukhara

The silk road’s jewel Bukhara, in Uzbekistan, was a real spiritual center until the Soviet occupation in the early XX century. The communists closed the Islamic schools, the mosques, and the Sufi shrines and transformed one of the most beautiful Islamic heritage of the world into a cold, spiritless museum. After the collapse of the Soviet Union, some mosques were reopened but the madrasa is now shops and ateliers. However, the Citypilgrim likes to walk in the old city center discovering little mosques, tombs, and sketches of the lost beauty you can find in the Robert Byron tale Road to Oxiana.

Singapore

Why Singapore? It’s a new financial metropolis, not an ancient spiritual city… Yes, correct, but a Citypilgrim likes to discover the holy hidden in the heart of the cities and Singapore, the multiethnic, it’s a perfect with its temples of all religions, sometimes displayed on the same road. No icons, no spiritual guides, no books, just a challenge, a provocation, a test for your real Citypilgrim attitude. Why not, I like it!

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