Visitare l’India è un po’ come buttarsi in un grande mare, un mare d’acque torbide e profonde, in cui si riflette un cielo sempre mutevole. I percorsi, le idee, sono infiniti. A noi piace farci guidare da un itinerario consolidato, vissuto e condiviso piuttosto che crearne uno a tavolino, unendo tra loro bei posti. Uno di questi itinerari si trova in Tamil Nadu ed è dedicato ai Cinque Elementi (aria, terra, fuoco, etere, acqua) cari al dio Shiva.

Immergendosi in questo mare di colori, suoni e odori si viene presi in profondità da forti correnti che tendono a trascinarti con violenza ignota da un luogo all’altro, da una dimensione all’altra, rischiando di far annegare il tuo corpo e il tuo spirito per un continuo afflusso di elementi vitali. Per questo, al momento della scelta di un viaggio si prospettano almeno tre scelte: la prima, la più facile, è quella di non immergersi affatto in questo mare, di restarsene asciutti e protetti al riparo proprio del “viaggio”, inteso come semplice esperienza turistica; la seconda è quella di abbandonarsi alle sue onde, lasciando che le correnti prendano alternativamente il sopravvento, correndo volentieri anche il rischio di rischiare di annegare; la terza, ed è quella che qui suggerisco, è di scegliere una di quelle correnti e di provare a seguirla, lasciandosi trasportare e condurre ad approdi prestabiliti e cercando di comprendere quanto è possibile e riportarne a casa il maggior reddito.

Non essendo ovviamente induista, anzi avendo di questa religione una conoscenza alquanto superficiale, ho deciso di lasciarmi condurre nel percorso in modo puramente emotivo, senza cercare di aggrapparmi a impossibili scogli dogmatici o semantici che avrebbero richiesto una conoscenza di testi e mitologie che a noi, come alla maggior parte dei comuni mortali che vivono in questa parte di mondo, risulterebbe oggettivamente impossibile. Poi naturalmente ci si prepara, ci si documenta, si cerca di inserire ogni pezzettino di strada, ogni dettaglio, ogni pietra scolpita in un quadro più ampio che costruiamo anno per anno, viaggio per viaggio, lettura dopo lettura. Il modo migliore per conoscere una religione è per me sedersi in un angolo e osservare, poi, magari unirsi ai flussi, seguire i passi e gli occhi dei fedeli verso immagini o spazi. Così il mondo ignoto viene verso di te e tu te ne senti più coinvolto. Poi puoi iniziare a conoscere!

Questo itinerario tocca cinque templi, o meglio cinque “città tempio” nel sud dell’India: una Sri Kalhasti è nello stato dell’Andra Pradesh, le altre quattro Kanchipuran, Tiruvannamalai, Chidambaram, Srirangam sono invece nel Tamil Nadu. In ognuna di loro si venera un lingam, il fallo simbolo di Shiva, associato a un elemento naturale, Percorrendo il tragitto che li unisce si crea un tracciato di rigenerazione che, toccando tutti gli elementi, dono benefici non solo spirituali. Aldilà dell’aspetto religioso conviene aggiungere che i templi sono davvero belli, imponenti, ricchi di decorazioni e spazi oscuri, il territorio che li circonda è ancora legato a ritmi di agricoltura antica e non è raro vedere scene che rimandano a tempi remoti. Le distanze sono contenute anche se conviene effettuare il percorso servendosi di un mezzo privato (cosa che fanno anche molti pellegrini indiani) perché troppo complicato e faticoso sarebbe gestire il pellegrinaggio a piedi non esistendo una segnaletica e una logistica “alla Santiago”.

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