Full Immersions: le Acque Sacre (Holy Waters)

L’acqua è un elemento importante nella vita religiosa. Purifica, dà la vita, è residenza di spiriti e divinità. L’acqua è anche un elemento importante nella geografia delle città sacre, spesso poste nelle vicinanze di laghi, fiumi, canali, bacini artificiali, oltre che in riva al mare… Sui rapporti tra acqua e spirito, tra acqua e rito si potrebbero scrivere libri. Noi ci accontentiamo qui di un breve excursus di esperienze di vita religiosa legate alla presenza dell’acqua.

Elemento indispensabile nell’architettura dei templi sikh, detti gurdwara, è il sarsivar, il bacino sacro in cui il devoto si immerge per purificarsi. La prima volta che visitai un Gurdwara, quello di Delhi, rimasi stupito dalle dimensioni del bacino e dalla proporzione che esso occupava in rapporto con gli altri spazi del tempio. Alcuni sarisvar hanno infatti le dimensioni di veri e propri laghi e sono circondati da colonnati che permettono di camminarvi attorno, di dare riparo ai pellegrini, di segnare anche in modo scenografico i limiti dello spazio sacro. All’interno dei bacini ci sono poi delle aree riservate alle donne chiuse da paraventi galleggianti; gli uomini invece vi si immergono liberamente. Essendo una religione nata da una fusione tra induismo e islam, il valore dell’immersione è al tempo stesso un’abluzione e un atto di fortificazione spirituale.

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Quando entro in chiesa mi viene spontaneo cercare l’Acquasantiera, che spesso è anche in pregevole oggetto artistico, la sintesi simbolica del Fonte Battesimale. L’immersione delle dita prima di compiere il segno della croce (anche se purtroppo oggi raramente praticata) è per me una sintesi dell’abluzione, un atto che sancisce una frattura temporale tra il prima e il dopo. Giovanni il Battista è una figura chiave per il Nuovo Testamento e il Battesimo di Gesù la certificazione della sua missione terrena. Per rivivere questo atto di iniziazione a una vita nuova i catecumeni nel cristianesimo delle origini venivano immersi, dopo un lungo periodo preparatorio, nell’acqua dei fonti battesimali (quello nella foto sotto è nella Basilica Neoniana di Ravenna) così da rinascere purificati a una nuova vita spirituale. Anche se oggi il battesimo avviene generalmente appena nati e l’immersione è stata sostituita dall’aspersione, alcune confessioni cristiane continuano a praticare un battesimo per immersione.

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L’acqua purifica i peccati, nel caso del battesimo toglie il Peccato Originale, ma l’acqua può anche guarire, quando sgorga da fonti benedette, di cui quella di Lourdes è sicuramente la più conosciuta e frequentata. Chiunque abbia provato a immergersi nelle acque di Lourdes racconta di aver provato sensazioni indescrivibili. E’ un’esperienza che mi piacerebbe fare… Le Fontane Sacre sono comunque presenti in moltissimi santuari cristiani, tra cui quello di Caravaggio, presso Milano. Visitandolo, scendendo nella sala dove si trovano i rubinetti che la erogano, ho veramente avvertito, nell’atteggiamento e nella concentrazione dei fedeli, come un richiamo, un invito a provare ad estinguere una sete diversa. Quella volta ho resistito.

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A Kanchipuram, in India, mi è stato detto che sotto le acque verdi di una vasca all’interno di un tempio, era immersa una gigantesca statua di Vishnu che solo in determinate ricorrenze veniva mostrata ai devoti. Quella presenza titanica e occulta mi ha a lungo inquietato mentre procedevo per i cortili del tempio. Nei templi indiani si trovano spesso grandi vasche destinate, anche alle abluzioni di bramini e sadhu. Spesso le acque sono considerate dimore degli Dei che, come a Kanchipuram o nel tempio di Boudanilkanta in Nepal (foto sotto), vi sono adagiati sotto forma di simulacri.

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Ma ci sono dei che si fanno essi stessi acqua, come nel caso del Gange, al tempo stesso fiume e divinità. Per questo, molto più importanti che le abluzioni pre rituali, sono per i devoti hindu, le immersioni nei fiumi sacri, fatte utilizzando i ghat, vere e proprie gradinate che portano dentro il fiume. I ghat più famosi sono quelli di Varanasi ma scalinate rituali si trovano in tutte le città sante dell’induismo (nella foto sotto siamo a Kurukshetra). L’immersione nelle acque di un fiume sacro non ha tanto carattere di purificazione quanto di assorbimento energetico, avvenuto attraverso una fusione simbolica con l’elemento in cui la divinità è presente. Nei templi jain invece è rituale il lavaggio e l’aspersione delle statue degli dei con complesse cerimonie di lavaggio quotidiano.

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Nel santuario giapponese di Ise, un ruscello di acqua purissime, sul fondo del quale si vedono gamberi d’acqua dolce, circonda il bosco dove si trova la residenza della dea Amaterasu, la principale divinità del pantheon shinto. Stando seduto sulle rive di quel corso d’acqua, limpido e solenne al tempo stesso, ho avvertito la presenza di un nume. L’acqua scorre sempre nei santuari scintoisti, delimitando gli spazi sacri, ponendosi essa stessa come elemento sacro. Proprio la purezza degli elementi e una chiara delimitazione degli spazi sono caratteristiche fondamentali dei santuari scintoisti, luoghi in cui risiede in modo reale una divinità. Talvolta l’acqua diventa, come nel piccolo santuario interno al tempio Shimogamo a Kyoto, che vediamo nella foto sotto, un elemento di fusione con la natura ma anche uno vero spazio di preghiera. In questo luogo infatti i fedeli devono assistere a un rito letteralmente seduti nell’acqua in una letterale full immersion spirituale!

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Ogni volta che entro in una moschea provo un senso di disagio se insieme a me entra un credente che si è appena sottoposto alle abluzioni. Mi sembra di essere sporco e inadeguato e desidererei io stesso sottopormi a quella pratica! L’acqua è un elemento importante e prezioso anche nella religione islamica. Nelle moschee non manca mai un angolo, in genere una fontana con numerosi rubinetti, in cui si deve sostare prima di accedere allo spazio della preghiera (nella foto sotto siamo a Istanbul), purificando le varie parti del corpo seguendo un preciso rituale codificato presente anche in alcune sure del Corano e perfezionato da alcuni hadith, le vere basi normative della vita di un musulmano. Solo il purificato può partecipare alla preghiera comunitaria. Nel Corano stesso si rammenta che, nel caso non vi fosse disponibilità di acqua (cosa tutt’altro che rara in alcune aree di diffusione dell’Islam), è permesso utilizzare anche sabbia del deserto.

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Anche se non sono previste pratiche rituali di purificazione, anche nei templi buddisti spesso ci sono vasche, fontane o stagni dove si possono ammirare fiori di loto dal valore simbolico (il loto è per i buddisti il simbolo della bellezza della purificazione), carpe o tartarughe simboli di longevità. Ma, specialmente nella tradizione giapponese, non sono rari gli esempi di stagni di gran impatto emotivo che hanno la funzione di favorire la meditazione e il distacco come quello del tempio Daigo di Kyoto che vediamo nella foto sotto. Talvolta, sempre in Giappone, nei templi della scuola della Terra Pura, si possono trovare anche vasche con un mestolo che permettono una purificazione di volto e braccia prima dell’ingresso nel tempio stesso.

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