Mi ha fatto molto riflettere una osservazione letta in un libro del un grande egittologo Jan Assmann sui concetti di falsa religione e contro religione .
Visitando i luoghi sacri del mondo mi pongo sempre in un’ottica di rispetto e di osservazione distaccata, cercando di privilegiare la lettura dello spazio e l’osservazione dei comportamenti dei fedeli. Spesso mi spingo a fare dei collegamenti, delle ricerche di concordanze, di sovrapposizione di segni, simboli, concetti. Leggendo un testo dell’egittologo Jan Assmann, deduco che questo sforzo potrebbe essere inteso come un desiderio di traducibilità interculturale. Ma mi accorgo anche di come questo mio desiderio potrebbe essere vano, per colpa del concetto di “vera religione”..

Secondo Assmann, quando le religioni erano politeistiche era totalmente estraneo il concetto di falsa religione, perché essendo il culto in genere rivolto a divinità cosmiche, esse avevano, per le diverse civiltà, solo nomi diversi ma identiche caratteristiche. Questa considerazione, oltre a non portare a guerre di religione, favoriva anzi proprio i processi di traducibilità interculturale che ci stanno a cuore. Scrive Assmann: “era facile equiparare il dio del sole di una religione al dio di un’altra, e così via. I nomi degli dei di religioni diverse erano traducibili sulla base di questa equivalenza funzionale” (op. cit. pag, 19). Poi arrivò Mosè (o Akhenaton, erano davvero due persone diverse? Il libro propone affascinanti ipotesi a riguardo…) e con il monoteismo nacque il concetto di “religione falsa”, anzi di “contro religione”. Perché? : “Perché relega ai margini come “paganesimo” tutto ciò che è anteriore a esso e tutto ciò che è al di fuori di esso” (op. cit. pag 19). Da sempre tendiamo a considerare il monoteismo come un’evoluzione nel pensiero religioso ma non possiamo negare che questo senso di esclusione sia proprio e caratterizzante soprattutto nelle religione di ceppo abramitico. Questa “traducibilità interculturale” tra fenomeni religiosi appare, anche alla luce degli ultimi avvenimenti internazionali, quanto più auspicabile quanto sempre meno praticabile. Pensiamo a come proprio intransigenze formali sino alla base di conflitti etnici e guerre in ogni parte del mondo. Non possiamo dire che “i pagani” fossero pacifisti, tutt’altro, ma non si può certo sostenere che facessero guerre per imporre il culto di Afrodite ai Babilonesi che adoravano Ishtar o ai persiani che adoravano Anahita, perché si trattava pur sempre della stessa divinità proto- ariana conosciuta con nomi diversi. Le religioni rivelate, del resto, hanno sempre la prerogativa di essere costruite su un testo, una rivelazione, pervenutaci direttamente da un dio e quindi oggettivamente “vere” per i credenti. La “traducibilità” di un medesimo profeta, presente nelle tre religioni del libro, viene diminuita dalla presenza di dettagli e divergenze testuali che rendono il culto a quella stessa persona difficilmente conciliabile per altri credenti. Basti pensare al caso di Abramo, il patriarca, e della sua discendenza modificata a seconda delle tradizioni, in Isacco o Ismaele. Il caso Hebron, insegna. Per tutti coloro che sognano, sperano, credono nella pacifica convivenza delle religioni nel mondo la strada è difficile. C’è un grande sforzo ecumenico nella Chiesa oggi, ma ci sono anche ritorni di integralismo non solo islamico, ma anche nella religione ebraica e in quella cristiana, senza contare quello induista, tanto temibile quanto sottovalutato. Nella ricerca delle concordanze, più che nell’esaltazione delle differenze potrebbe essere indicata la strada per una possibile pace mondiale. Ma questo forse per molti potrebbe apparire come un pensiero troppo pagano!

Jan Assmann, Mosè Egizio, Decifrazione di una traccia di memoria, traduzione di Ezio Bacchetta, Collana il ramo d’Oro, p.303, 36 euro.
Interessante spunto di riflessione
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Una lettura molto stimolante! Credo che il confronto con religioni che non conosciamo o che comunque aiuti a comprendere la complessità del mondo in cui viviamo.
“Spesso mi spingo a fare dei collegamenti, delle ricerche di concordanze, di sovrapposizione di segni, simboli, concetti.”
Sarà interessante provare a fare la stessa cosa quando si presenterà l’occasione!
Grazie
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