Cosa unisce con un filo unico e misterioso Buddha, Mosè, Gesù, Confucio, Laotse, Maometto, Krishna, Giovanna d’Arco, un maestro di arti marziali, un famoso poeta cinese, Victor Hugo e Sun Yat Sen, il padre della Cina moderna? La risposta è semplice: il Caodai! Ma cos’è, o forse, chi è il Caodai?
La strada, insospettabilmente ben tenuta, che da Saigon (o Ho Chi Min City, come la si deve oggi chiamare, ma a me non riesce…) porta a Tay Ninh corre tra villaggi vivaci e risaie, offrendo semplici scene di vita di una nazione in forte crescita. Enormi scritte di propaganda ci ricordano però che il Vietnam è pur sempre un Paese socialista. Tay Ninh è una cittadina di campagna con poco più di centomila abitanti, capoluogo dell’omonima provincia, nel sud ovest del Vietnam, che nulla avrebbe di interessante se non ospitasse il “Vaticano” della Religione Caodai. Parlare di Vaticano non è in questo caso solo un riferimento simbolico perché questa religione è strutturata secondo la gerarchia propria della Chiesa Cattolica con un papa, cardinali, vescovi. Ma, appena arrivato, scopro subito che del vero Vaticano quello caodaista non ha né l’imponenza né soprattuto il contesto che lo circonda. Se i quasi dieci milioni di vietnamiti (i fedeli di altra origine sono davvero una microscopica minoranza) e piuttosto pochi turisti fanno visita a questo luogo anonimo e senza alcun fascino lo si deve solo alla grande e bizzarra cattedrale che troneggia all’ingresso dal paese, al centro di una serie trasandata di edifici minori e giardini popolati da scimmie.

Abbiamo dunque una cittadina di provincia, un papa, una serie di personaggi, alcuni appartenenti alla sfera religiosa, altri a quella politica o artistica, e un nome: Caodai. Ma chi era costui? Nei primi anni del Novecento, un funzionario dell’amministrazione coloniale francese, tale Ngo Van Chieu, riceve nel corso di alcune sedute spiritiche un messaggio da un’entità che si definisce Cao Dai (più o meno Luogo Supremo) e lo invita a creare un nuovo culto riunendo i messaggi lasciati in precedenza da altri spiriti eletti, che sono sia fondatori delle principali religioni e sia personaggi che, nel loro ambito laico, hanno lasciato dei segni postivi all’umanità. In diverse successive apparizioni “spiritiche” il Caodai rivela poi ai suoi intermediari codici e linee di pensiero e delinea la sua nuova religione che è, per molti versi, interessante e moderna.

I caodaisti infatti sono monoteisti, in quanto riconoscono un unico Dio Supremo da cui sono derivate nel corso dei secoli le diverse religioni, vegetariani (non uccidere gli animali favorisce il ciclo delle reincarnazioni), pacifisti (anche se sono stati costretti dagli eventi a creare una propria milizia per difendere i loro luoghi sacri durante le varie guerre che hanno coinvolto il Vietnam nel XX secolo, come si legge nel romanzo “Un americano tranquillo” di Graham Greene), favorevoli all’eguaglianza tra i sessi perché alle donne è permesso il sacerdozio e l’ascesa nelle gerarchie fino al grado di cardinale e strutturalmente universalisti. Nel loro messaggio convergono infatti idee provenienti da ogni parte del mondo, in particolare dal mondo cinese e da quello occidentale francese, i due con cui il Vietnam ha avuto più rapporti, visto che entrambi lo hanno invaso e colonizzato nella sua travagliata storia.

Il grande tempio che sorge al centro della cittadina, circondato dagli edifici amministrativi e formativi della religione, è un curioso quanto affascinante mix tra una chiesa cattolica rococò, un tempio della Cina Meridionale e il quartier generale di una setta esoterica. Ovunque domina il grande occhio del Caodai che tutto osserva. Dalle colonne che dividono le navate, scendono dragoni cinesi ma negli elementi decorativi si incontrano anche svastiche buddiste e finestre di tradizione islamica. L’impressione generale è che l’architetto di questa cattedrale, naturalmente lo stesso Caodai che ne dettò il progetto, abbia voluto fondere, in un edificio assolutamente non convenzionale, l’idea del tempio propria della tradizione cinese e quella della chiesa cattolica. Sicuramente non si tratta di un’architettura mistica ed essenziale come la possiamo intendere noi occidentali, ma è sicuramente un qualcosa di davvero unico.

Ogni giorno vi si tengono lunghi culti, accompagnati da musiche tradizionali, a cui ho potuto assistere da una balconata dove, assieme a me e ad altri rari visitatori stranieri, si trovavano i musici (il luogo in cui nelle chiese si trova l’organo). Vedere i fedeli vestiti di bianco o con tuniche rosse, azzurre e gialle e cappelli di foggia diversa secondo il grado gerarchico, entrare nel grande spazio vuoto del tempio e disporsi in file regolari sul pavimento di piastrelle decorate, è stato sicuramente emozionante. L’atteggiamento durante la preghiera, la postura, il movimento delle mani riportano in gran parte alla tradizione orientale mentre l’altare, dove troneggia un enorme sfera azzurra, che rappresenta il mondo, dominata dall’occhio, è un po’ cristiano e un po’ taoista; i pulpiti e le balconate che corrono lungo le navate sono ulteriori richiami ai luoghi di culto occidentali. Si può restare per ore ad ascoltare la musica strana che accompagna le meditazioni, cercando di decifrare gli strani gesti dei sacerdoti. I dettagli su cui concentrare l’attenzione non mancano! All’esterno ci aspettano infatti solo scimmie, caldo, polvere e l’immancabile, leggera, cacofonia delle città vietnamite .

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