Hanoi, il mistero della porta rossa. (Red Door Mystery).

Talvolta capita che le esperienze più emozionanti siano quelle più inaspettate. Può succedere infatti di imbattersi in qualcosa che non era calcolato, un luogo magico e imprevisto che non esiste sulle guide.

Un tempio nascosto e segreto, un tempio diverso, dove vivo una delle più sorprendenti esperienze nella mia visita ad Hanoi. Percorro una delle 36 strade della Città Vecchia, che si chiamano tutte Hang, con un suffisso diverso a seconda del tipo di mercanzia che vi vendeva ( poiché Hang vuol dire proprio “mercanzia”), attratto da negozi che non rispettano più l’originario toponimo della via quando una porta rossa decorata con un simbolo cinese giallo oro attrae la mia attenzione. Penso subito che ne potrei trarre una bella foto, perché dalla porta semiaperta posso scorgere vasi in porcellana azzurra. Un’apertura ideale a un mondo incognito che immagino ideale per la pagina cover del mio smartphone. Pensiero pratico e banale forse ma che mi spinge ad avvicinarmi e a sentire, oltre quel pertugio, la presenza di incensi e un brusio di voci femminili, due indizi che solitamente indicano la presenza di un tempio. Con discrezione mi affaccio e, appena i miei occhi si abituano alla semioscurità che invade quel luogo strano, scorgo un albero di ciliegio in fiore che allarga i suoi rami coperti di boccioli rosa verso le paresti dell’unica grande stanza di cui si compone l’ambiente.

I raggi del sole che riscaldano la via sfiorano solamente i rami del ciliegio, illuminando lo straordinario paesaggio che si nasconde sotto le sue secche fronde.
Poco importa che sia vero o finto, perché quello è stato il mio primo pensiero, perché la sua straordinaria presenza ha un che di soprannaturale, come se all’interno di quella sala buia, senza altre finestre che quelle che danno sulla strada, si avvenuta una materializzazione dell’immagine di un dipinto, un albero mitico che ha generato, come una cornucopia, vassoi e cesti stracolmi di ogni genere di cibo.
Frutti carnosi, confezioni di biscotti, pesci dalle dimensioni più diverse e dalle cotture più disputate disposti come se dovessero essere serviti a tavola un attimo dopo. Polli arrostiti e laccati, che sembrano inquietanti sculture surrealiste, guardano montagne di lattine colorate di ogni genere di bevanda. Ci si domanda per chi e perché quel cibo sia stato preparato e offerto, quando ,sedute nella penombra, scorgiamo anziane donne sedute in semicerchio, cinguettanti con voci neppure sommesse, apparentemente disinteressate a quanto si è accumulato accanto a loro. Da altari dorati le mille strane divinità del mondo spirituale vietnamita guardano benevole quella generosa offerta a loro rivolta, benedicendo l’uso che di lì a poco ne verrà probabilmente fatto. I rami del ciliegio, i cui fiori bianchi appaiono ora come delicatamente finti, si allungano a lambire gli altari disposti nello spazio in modo apparentemente casuale, suggerendomi l’immagine grottesca di un senile pic-nic. Avanzo sperando di comprendere e, celato dall’ombra, spiare lo strano rito o il pasto che si sta per compiere, Forse ci saranno invocazioni o ringraziamenti, forse verranno elargite benedizioni per gli anonimi donatori, o forse sono gli stessi partecipanti all’imminente banchetto a essere i donatori e i consumatori dell’offerta.

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Sometimes it happens: the most exciting experiences are the most unexpected.

I was walking through one of the 36 streets of the Old Town in Hanoi, when a red door, decorated with a gold Chinese symbol, attracted my attention. From the semi-open door, I could see blue porcelain pots. That’s an ideal icon for the cover page of my smartphone, I thought. Then the scent of incense and female voices attracted me: two clues that usually indicate the presence of a temple. With discretion, I looked in and, as soon as my eyes get used to the semi-darkness that invades that strange place, I saw a flowering cherry tree that extends its branches to the heights of a large room. A single ray of sunlight illuminated a strange landscape hidden beneath dry cherry tree fronds. It was true or maybe an illusion? It didn’t matter, because, in this vision, I felt something supernatural, as if in that dark room, without any windows than the ones on the road, a materialization of an ancient painting has happened. Just like a cornucopia, the mythical tree generated trays and baskets full of all kinds of food.

Fleshy fruits, biscuit packs, strange fishes, boiled or fried, were displayed as ready to be served a moment later. Roasted and lacquered chickens, like scary surrealist sculptures, look up the mountain of cans. Coming from the darkness, the whisper of women was like some witchery, the sounds of an ancient mysterious ritual.

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